da: Emergency
Diario / 2017 / Aprile /
Al ritorno nel nostro ambulatorio di Agrigento, in attesa che la dottoressa gli spieghi la terapia da prendere, accenna all'esperienza terribile vissuta per nove mesi in Libia. Racconta delle violenze subite e dei ricatti, che lo hanno costretto a fare lavori pesanti e pericolosi, che ha visto tanti compagni morire per gli stenti e le torture in carcere.
O. d'improvviso tace, si scusa ma non riesce proprio più a proseguire nel racconto di quelle violenze assurde: 'Ci sono cose che non si possono riferire, sono indicibili'.
Maria, il nostro medico, gli dà le indicazioni terapeutiche, O. ringrazia. Esce dall'ambulatorio con un'espressione indecisa, che incontriamo spesso tra i nostri pazienti: una combinazione di gratitudine e incredulità. Lo stupisce che qualcuno lo abbia ascoltato e si stia occupando dei suoi problemi. Non era più abituato alla pace. Non era più abituato all'umanità".
(Giulia, coordinatrice di Emergency)
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