Egyptian warplanes lie destroyed on the tarmac after an Israeli Air Force preemptive strike June 5 (GPO via Getty Images) |
La guerra dei sei giorni fu un conflitto combattuto tra una coalizione di paesi arabi e Israele.
Nei primi mesi del 1967, fu chiaro a tutti che la guerra tra il mondo arabo e quello ebraico si stava avvicinando. Gli eventi precipitarono a metà maggio, quando Nasser - leader Egiziano protagonista del colpo di stato che rimosse la monarchia, e che fu poi nominato presidente - venne a sapere che Israele stava ammassando le sue truppe al confine con la Siria. Più avanti l’informazione si rivelò falsa, ma Nasser aveva già dato al suo esercito ordine di disporsi nel deserto del Sinai, nella porzione di territorio che confinava con Israele. Fra la metà e la fine di maggio, l’Egitto contribuì ad aumentare la pressione ordinando alle forze di pace dell’ONU di abbandonare il Sinai e chiudendo alle navi israeliane gli stretti di Tiran, l’unico sbocco sul mare nel sud del paese.
Israele partiva in svantaggio: le sue forze militari erano numericamente inferiori a quelle degli stati arabi; ma il suo esercito si stava preparando da anni all’eventualità di una guerra, di cui aveva studiato e sperimentato tutti i possibili sviluppi. Inoltre questa non era ne la prima ne la seconda guerra mondiale, il numero di fanti non contava. Il Sinai è un territorio quasi interamente desertico. L’aviazione era di vitale importanza e fondamentali furono sopratutto le informazioni trasmesse dai "soliti amici" al Mossad, insieme al lavoro oscuro degli oppositori di Nasser, primi fra tutti i suoi generali.
Fu così che alle 7.45 del 5 giugno 1967, la quasi totalità dell’aviazione israeliana prese di mira le basi dell’aviazione egiziana in uno degli attacchi preventivi che risulta secondo solo a Pearl Harbor. Tutto fu studiato nei dettagli per rallentare e impedire un contrattacco egiziano: l’orario fu scelto appositamente perché in quel momento si teneva il primo cambio della guardia della giornata, e si decise di colpire per prime le piste di atterraggio, di modo che gli aerei egiziani non sarebbero potuti nemmeno decollare. Per cogliere ulteriormente di sorpresa gli egiziani, inoltre, pochi giorni prima il governo israeliano aveva deciso di concedere un fine-settimana di riposo ad alcuni suoi riservisti, per lasciare intendere che non si aspettava un attacco imminente. I bombardamenti durarono diverse ore, ininterrottamente: alla fine della giornata, l’aviazione egiziana aveva perso l’85% della propria aviazione, cioè circa 300 aerei.
Questo attacco condizionò tutti gli eventi successivi. La guerra finì dopo appena sei giorni: gli arabi vennero massacrati. In tutto i morti furono meno di mille soldati israeliani e più di 20mila soldati arabi.
da: (in parte) ilpost
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