Edvard Munch - La donna in tre fasi (La Sfinge) (1894)
Oil on canvas - 164 x 250 cm - KODE Art museums and composer homes, Bergen, Norway
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Nella tela La donna in tre fasi - La sfinge, datata 1894, Edvard Munch dipinge la donna in triplice versione: a sinistra è vestita di bianco, casta e pura, simbolo dell’amore ideale e della femminilità incontaminata; al centro è nuda, con le mani dietro la testa e le gambe divaricate che guarda l’osservatore in modo provocante e provocatorio e con dipinto sul volto un ghigno beffardo, demonico; a destra, infine, è vestita a lutto, infelice e col volto spento. All’estrema destra compare un uomo che, distrutto dalla sofferenza causatagli dalla fine dell’amore e della passione, reca in mano il fiore del dolore dal quale sembra colare del sangue.
Le due figure sulla destra sono accomunate dalla medesima sofferenza (nonché dalla medesima scelta cromatica) e, facendo da contraltare alle figure di sinistra, tramite una carica descrittiva parossistica e visionaria, simboleggiano quel drammatico esito dell’amore tanto caro alla poetica dell’artista norvegese. Sarebbe un errore però interpretare le fasi della donna in modo esclusivamente temporale. Tali fasi esprimono in Munch una triplice natura del femminile, un triplice modo di essere: nell’innocenza, nella carnalità e nella luttuosità dell’amante donna infelice.
In opere come questa Munch è già fortemente orientato a quella stesura del colore che tanto influenzerà l’espressionismo, l’informale e l’arte contemporanea in genere. Qui Munch ha nettamente annientato ogni residuo di impressionismo e naturalismo che invece caratterizzavano i suoi primi dipinti. Egli, in queste pitture, sta battendo un sentiero inesplorato dal punto di vista formale e della sperimentazione stilistica. Le pennellate sono improntate alla materialità del colore e alla gestualità e rapidità del segno. La finezza descrittiva viene da Munch abbandonata per poter dare liberamente spazio a quell’impeto visionario, a quell’intimismo a tratti allucinato e a quella violenta irrequietezza psichica che ritroveremo nell’espressionismo nordico e in buona parte degli sperimentalismi contemporanei che concepiranno l’arte come aggressione del reale da parte di una soggettività dirompente.
da: ctonia
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1 commento:
Interessante.
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