Artemisia Gentileschi - Giuditta decapita Oloferne (ca.1612)

domenica 28 novembre 2010

Suicidio di Edouard Levé


Il tuo suicidio rende più intensa la vita delle persone che ti sono sopravvissute. Se la noia le minaccia, o se l’assurdità della loro vita li abbaglia da uno specchio crudele basta che si ricordino di te e la pena di esistere gli sembrerà preferibile all’angoscia di non essere più.

da Suicidio di Edouard Levé


Il 5 ottobre 2007 uno scrittore consegna un dattiloscritto al suo editore. Il titolo è Suicidio. Dieci giorni dopo, lo scrittore si toglie la vita. Questa non è la trama di un romanzo. È la storia vera di Edouard Levé, narratore, fotografo, nato il primo gennaio 1965, morto il 15 ottobre 2007, e autore di quel dattiloscritto. Il testo ha poi visto la luce nelle librerie francesi, e ora arriva in Italia pubblicato da Bompiani con la traduzione di Sergio Claudio Perroni.
Comincia così: “Un sabato d’agosto esci di casa in tenuta da tennis insieme a tua moglie. Mentre attraversate il giardino le fai notare che hai dimenticato la racchetta. Torni a prenderla, ma, anziché dirigerti verso l’armadio dove la tieni di solito, scendi nella tavernetta. Tua moglie non se ne accorge, è rimasta in giardino, c’è bel tempo, si gode il sole. Dopo qualche istante sente un colpo d’arma da fuoco. Si precipita in casa, grida il tuo nome, vede che la porta della tavernetta è aperta, scende, e ti trova. Ti sei sparato in bocca col fucile che avevi appositamente preparato. Hai lasciato sul tavolo un libro di fumetti aperto su una doppia pagina. Nell’emozione, tua moglie si appoggia al tavolo e fa cadere il libro, che si richiude prima che lei possa capire quale fosse il tuo ultimo messaggio”.
La voce narrante è quella di un amico del protagonista. Che a partire da quel sabato d’agosto ripercorre la vita del suicida venticinquenne, scandagliandone l’animo e la personalità attraverso aneddoti, ricordi e segreti.
La biografia spezzettata dell’amico trova lungo le pagine una forma organica. “Soltanto i vivi sembrano incoerenti. La morte suggella la serie di eventi che costituiscono la loro vita. A quel punto ci si industria a trovargli un senso. Negarglielo significherebbe accettare che una vita, quindi la vita, sia assurda. La tua vita non aveva ancora raggiunto la coerenza delle cose fatte. La morte gliel’ha data”.
Sullo sfondo della narrazione aleggia sempre quel libro di fumetti che detiene il codice per interpretare il gesto estremo. E per tutto il romanzo pesa la giovane età del protagonista assente. “La tua vita è stata un’ipotesi. Chi muore da vecchio è un cumulo di passato. Si pensa a lui, e compare ciò che è stato. Si pensa a te, e compare ciò che avresti potuto essere. Sei stato e rimarrai un cumulo di possibilità”.

.
.

Nessun commento: