giovedì 29 ottobre 2020

Hans Memling [Netherlandish Northern Renaissance Painter, ca.1435-1494]




Hans Memling - Trittico allegorico della vanità terrena e della salvezza divina (fronte)(ca. 1485)
Olio su legno - 22 x 15 cm (ogni pannello, esistono differenze millimetriche tra alcuni dei sei pannelli )
Musée des Beaux-Arts, Strasburgo




Hans Memling - Trittico allegorico della vanità terrena e della salvezza divina (retro)(ca. 1485)
Olio su legno - 22 x 15 cm (ogni pannello, esistono differenze millimetriche tra alcuni dei sei pannelli )
Musée des Beaux-Arts, Strasburgo



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L'opera si compone di sei pannelli isolati che erano stati originariamente concepiti recto-verso a coppie, segati a un certo punto prima del 1890. Né l'ordine dei pannelli da sinistra a destra, né l'accoppiamento delle coppie di dipinti, è noto con certezza; e anche il contesto teologico dell'opera è controverso se fosse concepito cioè come un trittico o come un polittico.  Doveva comunque essere un dipinto meditativo pieghevole, che poteva essere posizionato su un armadietto con le ali leggermente aperte.

In evidenza tra tutti e sei i pannelli quello della donna nuda che si guarda allo specchio. L'opera diventa con questa rappresentazione un'allegoria erotica della Vanità, un motivo che non era destinato a diventare popolare fino al XVI secolo.
Il carattere puramente erotico del nudo è davvero eccezionale per l'epoca. Questo è l'unico esempio in cui i genitali femminili vengono mostrati scoperti. Questa donna - con un diadema tra i lunghi capelli, che si guarda allo specchio e mostra sfacciatamente la sua nudità - rappresenta contemporaneamente Vanità e Lussuria. 
Ai suoi piedi ci sono tre cani, a sinistra un grifone che di solito rappresenta il matrimonio e l'amore coniugale, a destra, un pò dietro, due levrieri che giocano, a simboleggiare la lussuria. Sullo sfondo, una strada alberata e un mulino alludono alla via del peccato. 
I genitali della donna corrispondono al rospo creduto creatura demoniaca (povera bestia) che si vede sui genitali della Morte.



Vanità e Lussuria




Memento Mori
"Scio enim quod redemptor meus vivit et in novissimo diedeterra surrecturus
sum et rursum circūdabor pelle mea et incarne mea videbo deū salvaorem meum."

"Io lo so che il mio Vendicatore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio."

Giobbe 19 25:26




Cristo Redentore




Stemma Della Famiglia Loiani
(committente dell'opera)
"Nul Bien sans Peine"
"Nessun dolore, nessun guadagno"

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Nel pannello di destra, il Demone con ali di pipistrello e sembianze animali, simboleggia la Dannazione, spingendo con i suoi piedi artigliati i condannati al fuoco e le fauci della Bocca dell'Inferno.


Inferno
"In inferno nulla est redemptio"

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La Morte appare come un cadavere scheletrico, sui cui genitali c'è un rospo, figura demoniaca, che corrisponde ai genitali della donna nel pannello centrale. La posizione esatta è sconosciuta, ma si presume che fosse la tavola sinistra a causa della posizione del sinuoso stendardo che porta. Il suo sfondo nero, in piedi su un terreno arido con un sepolcro aperto e ossa sparse, contrasta con la vegetazione lussureggiante della tavola della vanità.


Morte
"Ecce finis hominis comparatus sum luto et assimilatus sum faville et cineri."
"Questa è la fine dell'uomo: siamo di fango e nella polvere torneremo."
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