venerdì 10 settembre 2010

testa e ghigliottina

Esecuzione pubblica del pluriomicida Pierre Vaillat davanti alla prigione di Lons-le-Saunier, Francia, 20 aprile 1897
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Poco dopo l'introduzione della ghigliottina iniziò a circolare una diceria popolare, secondo la quale la testa del condannato rimaneva cosciente per alcuni secondi dopo l'esecuzione, potendo così percepire la propria caduta nel cesto. Taluni addirittura sostenevano che il condannato riuscisse a vedere la folla quando il boia presentava la testa al pubblico.

Tale leggenda nasce probabilmente dal complesso di due circostanze. Da un lato, la testa tagliata, al pari di qualunque arto amputato, presenta fremiti e movimenti autonomi di natura nervosa.
Dall'altro lato, sembra che il mito sia stato innescato in occasione dell'esecuzione di Charlotte Corday D'Armont, l'assassina di Jean-Paul Marat. Sanson racconta nelle sue memorie che in tale occasione la condannata lo precedette sul patibolo e, mentre il boia si trovava ancora ai piedi dello stesso, si sistemò da sola sulla ghigliottina. Sanson, ancora a terra, per evitare un'inutile attesa alla donna fece cenno al suo assistente di azionare la macchina, il che avvenne. Subito dopo un carpentiere che non aveva fatto in tempo a scendere dal patibolo prese la testa e, mostrandola al popolo, le tirò un ceffone in segno di spregio. La cronaca pretende che la testa sia arrossita violentemente di sdegno tra l'orrore degli astanti. Certo è che il carpentiere fu arrestato.
Il mito della testa cosciente di sé percorse tutto il periodo rivoluzionario e il XIX secolo, alimentato da questo e da altri aneddoti, come quello che pretendeva che la testa di Maria Stuart avesse parlato dopo la decapitazione.
Si racconta anche di esperimenti pseudo-scientifici, coinvolgenti scienziati condannati a morte che avrebbero concordato con i colleghi segni di riconoscimento (quali il battito ritmico delle ciglia), come pure di esperimenti tesi a riattaccare la testa immediatamente dopo la decapitazione. Tali notizie sono da ritenersi invenzioni letterarie o vere e proprie bufale giornalistiche.
In ogni caso, indipendentemente dal fatto che il cervello possa continuare ad essere considerato vivo per un certo periodo di tempo successivo alla separazione della testa dal tronco, è da ritenersi ragionevolmente certo che il repentino crollo della pressione sanguigna provochi nel giustiziato una perdita di coscienza immediata e che, quindi, non vi sia alcuna possibilità di comprensione di quello che succede, né di moti volontari dei muscoli facciali.
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