domenica 23 ottobre 2022

Ilse Koch: la strega di Buchenwald





Il campo di sterminio di Buchenwald è stato reso famoso anche da Ilse Koch, che nel 1936 sposò Karl Koch, comandante del campo. Per la sua ferocia, immoralità e sadismo, fu denominata dagli internati "la cagna di Buchenwald" (Buchenwälder Hündin), "la strega di Buchenwald" (Die Hexe von Buchenwald), "donnaccia di Buchenwald" (Buchenwälder Schlampe), "la iena di Buchenwald" (Hyänen von Buchenwald). Ilse Koch aveva un desiderio feticista per i tatuaggi dei prigionieri, che avrebbe fatto rimuovere dalle vittime, per conservarli. Nel blocco 50, dove i medici nazisti facevano esperimenti medici di ogni genere, si ritiene che la pelle dei prigionieri che avevano tatuaggi, dopo l'uccisione, sia stata conciata, e che sia stata utilizzata per fare copertine di libri e paralumi per Ilse Koch. Questa pratica, messa in dubbio dai negazionisti dell'Olocausto, fu portata come prova d'accusa nei processi a Ilse Kock. «Si sa che alcuni oggetti erano fatti di pelle umana perché c'erano tatuaggi, e perché fu eseguita un'analisi microscopica forense degli oggetti» che dimostrò che anche il materiale usato per i paralumi fosse proprio pelle umana.

Processata dal tribunale militare di Dachau, fu condannata all'ergastolo nel 1947, pena poi commutata in quattro anni "perché non erano state fornite prove evidenti". Fu rilasciata nel 1949 dal generale Lucius Clay, comandante statunitense della zona tedesca, ma per le proteste suscitate dalla sua ingiustificata liberazione fu nuovamente arrestata e processata dalla corte tedesca. Il giudizio fu ancora una condanna all'ergastolo. Il 1º settembre 1967, la Koch fu trovata esanime nella sua cella della prigione di Aichach in Baviera; si era suicidata, impiccandosi.






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