"Forse memori del nostro passato di valligiani o montanari, non amiamo particolarmente la condivisione degli ambienti vitali. Quando succede, non è raro assistere a discussioni sopra le righe. Basta partecipare a un’assemblea condominiale, o origliare le parole scambiate nel cortile, per avere un quadro poco idilliaco della nostra attitudine alla convivenza. Ovviamente, perché sono gli altri a comportarsi male."
1) La me fà ómbra coi lensöi (Mi fa ombra con le lenzuola)
La difficile arte dello stendere i panni costringe a veri e propri virtuosismi. Che i vicini, colpevolmente, non sempre apprezzano. Non è forse un beneficio l’ombra d’estate?
2) I nèta mai (Non puliscono mai)
Lodevole iniziativa, e fonte di risparmio per tutti, è suddividere i lavori di pulizia, invece di affidarli a professionisti pagati. Peccato che non tutti ci dedichino lo stesso entusiasmo.
3) I è dét in vinte (Sono dentro in venti)
Conclusione affrettata ed esagerata che alcuni condòmini traggono osservando il via vai in certi appartamenti. Magari si tratta semplicemente di parenti o amici in visita. []
4) Chèl cà lé l'cópe (Quel cane lì lo ammazzo)
Anche l’amico degli animali più sincero raramente apprezza i latrati che il vigile cane del vicino sente il bisogno di emettere a ogni movimento di foglia, specialmente in ore notturne.
5) La sbàt la toàia söl mé pogiöl (Sbatte la tovaglia sul mio balcone)
Se non hai un’estensione di braccia da albatros, è inevitabile che qualche microscopica briciola cada nel territorio sbagliato. Se l’attività è però sistematica, è lecito pensare a un crimine intenzionale.
6) I mèt sö la müsica ai sés de la matina (Accendono la musica alle sei di mattina)
Non ci fa certo paura svegliarci presto, è nel nostro codice genetico di contadini e muratori. Ma forse gradiremmo stabilire noi i modi e i tempi del risveglio.
7) Al mèt la màchina denàcc al mé garàss (Mettono l'auto davanti al mio garage)
Un dato di fatto inconfutabile e misterioso è che il parcheggio può essere vastissimo, ma c’è sempre chi riesce a ostruire un passaggio. Per poi sparire nel nulla per ore.
8) Gh'è udùr de maià in töte i scale (C'è odore di cibo in tutte le scale)
Non tutti apprezzano la rara opportunità di gustare con l’olfatto, semplicemente salendo le scale, cucine di diverse provenienze. Il tono della frase cresce d’intensità quando è il giorno del cavolo.
9) I te salüda gnàch (Non ti salutano neanche)
Usciti dalle vecchie corti cittadine e dai borghi collinari e montani dove si conoscono le vicende di tutti, mal sopportiamo l’odierna attitudine all’indifferenza.
10) L'è sèmper lé a controlà a la finèstra (È sempre lì a controllare alla finestra)
Esiste una posizione strategica per sbattere lo straccio delle polveri. È quella che permette di controllare il maggior numero possibile di movimenti. Farlo anche di notte può però portare a essere scoperti.
da: primabergamo
2 commenti:
Siamo tutti bergamaschi.
Più o meno...
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