Artemisia Gentileschi - Giuditta decapita Oloferne (ca.1612)

mercoledì 16 dicembre 2020

25 novembre 1970: Yukio Mishima si toglie la vita con il seppuku



三島 由紀夫

Lo scrittore giapponese Mishima Yukio (1925-1970) rimane una delle presenze più complesse ed enigmatiche del secondo Novecento.


La scena degli uffici del ministero della Difesa con le due teste mozzate dove si è consumato il suicidio rituale di Mishima e del suo allievo più caro. Dopo il seppuku cioè il taglio profondo del ventre un assistente mozza di netto la testa del suicida per evitare che il volto sia contratto dal dolore.

Mishima si rivolge ai membri della Tate no Kai e ai militari, prima di suicidarsi per seppuku (25 novembre 1970)


«Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l'esistenza di un valore superiore all'attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo.»

Queste sono le ultime parole del “discorso al Giappone” tenuto da Yukio Mishima prima di morire, di fronte a qualche migliaia, fra soldati di fanteria e giornalisti di radio e televisione, dal balcone dell’ufficio del Ministero della Difesa.

Eikoh Hosoe - Yukio Mishima dalla serie: "Killed by Roses"

Il suicidio come gesto di lotta
Lo scrittore giapponese ha occupato l’ufficio del generale Mashita con quattro dei suoi compagni più fidati e si appresta a compiere l’estrema rimostranza contro l’occidentalizzazione del Giappone (nello specifico, Mishima si scaglia contro il Trattato di San Francisco).


Il 25 novembre, nell’immaginario di Yukio, è un addio già scritto e da tempo deciso. La data, oltre che in alcune lettere agli amici più cari, compare sull’ultimo foglio del suo ultimo romanzo"Lo specchio degli inganni" già concluso in marzo, consegnato al suo editore il giorno precedente come una sorta di testamento letterario.



Un gesto estremo di libertà
Per la sua dipartita, Mishima sceglie l’unica morte consona ad un poeta-samurai: il seppuku
Si riteneva che il ventre fosse la sede dell'anima e pertanto il significato simbolico sotteso al rituale era quello di mostrare agli astanti la propria essenza, priva di colpe e in tutta la sua purezza. Il primo atto di seppuku di cui si abbia traccia fu compiuto da Minamoto no Yorimasa durante la battaglia di Uji nel 1180.


La cultura, gli usi, i costumi e le tradizioni del Giappone consistono nel nucleo pulsante dell’arte di Mishima; la loro preservazione e gloria diventano per Yukio un ideale (a)politico, perseguito con tenacia lungo tutta la sua giovane e vigorosa esistenza.


Un intellettuale della Tradizione
Yukio Mishima, nel giorno della sua morte, è uno scrittore, drammaturgo e poeta giapponese di fama internazionale di 45 anni. E' nel giugno del 1949, con la pubblicazione di Kamen no Kokuhaku (Confessioni di una maschera), un romanzo semi-autobiografico in cui l'autore racconta l'evoluzione della propria omosessualità, che ottiene il riconoscimento della critica e un buon successo di vendite. Da allora il nome di Yukio Mishima diventa il simbolo di un Giappone in crescita che al contrario del significato del proprio nome (Nippon) sta tramontando e si sta globalizzando sempre di più.


Mishima si sposa l'11 giugno 1958 con Yoko Sugiyama, più che altro per compiacere la famiglia; la coppia avrà due figli, Noriko e Ichiro.


Yukio è per molti anni icona di un patriottismo romantico ormai passato e nostalgico, di cui possono essere testimoni Foscolo, D’Annunzio e forse Panagulis. Visto come un nazionalista dagli intellettuali di sinistra e come un anarchico dai pensatori di destra, vive la sua lotta ideologica in estrema solitudine, senza bandiere, slogan o partiti, ma dando spazio alle tradizioni più antiche del Giappone nelle sue opere letterarie e di teatro (i Cinque nō moderni (近代能楽集 Kindai nōgaku shūne) ne sono un ottimo esempio).


L’errore del suo allievo più caro
Come in vita, così in morte. Il suo estremo gesto suicida diventa così un ultimo pretesto per omaggiare la cultura nipponica e la figura dell’imperatore, non nella sua accezione politica bensì per il ruolo simbolico che ricopre all’interno della cultura del Giappone. Qualcosa però va storto e il kaishakunin (il nervoso Morita), colui che è responsabile di decapitare il suicida nel momento del seppuku, affinché il volto non gli sia macchiato da smorfie di agonia, sbaglia il colpo di grazia per ben due volte. Deve intervenire Hiroyasu Koga per porre fine al rito, guadagnandosi così il titolo di più recente kaishakunin della storia giapponese. 


Morita, che secondo alcuni critici e biografi, era l’amante omosessuale di Yukio non sopporta l’errore commesso e, travolto dall’onda di vergogna, si trafigge anch’egli. I restanti tre si consegnano alle forze dell’ordine e vengono condannati a quattro anni di prigionia per aver occupato illegalmente il ministero.


Il corpo di Yukio giace glorioso in avanti, come vuole la tradizione, e vicino a lui fa capolino il suo biglietto d’addio che recita: 

"La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre."



«Una vita a cui basti trovarsi faccia a faccia con la morte per esserne
sfregiata e spezzata, forse non è altro che un fragile vetro.»

(da: "Lezioni spirituali per giovani samurai e altri scritti")


Mishima è stato avvicinato ad altri scrittori e artisti della "mistica omosessuale", personaggi fuori dagli schemi, spesso nostalgici di un passato idealizzato, come Federico García Lorca, Jean Genet, Rainer Werner Fassbinder e Pier Paolo Pasolini.

Mishima a sua volta fu un appassionato degli scritti di Thomas Mann, Yasunari Kawabata, Fedor Dostoevskij, Friedrich Nietzsche, Gabriele D'Annunzio, Marchese De Sade, Oscar Wilde, Sun Tzu, Yoshitoshi, Yamamoto Tsunetomo, Joris Karl Huysmans, Mori Ogai e Georges Bernanos, da cui trasse lo stile e tematiche letterarie.

Mishima negli anni '30





Mishima con sua sorella







Mishima nel 1948


Mishima nel 1956




Mishima parla all'Università di Tokyo nel maggio 1969



Mishima parla all'Università di Tokyo nel maggio 1969



.

Eikoh Hosoe (Yonezawa, 18 marzo 1933) è un fotografo e regista giapponese.
Lo scrittore Yukio Mishima è stato il modello con cui Hosoe ha creato una serie
di immagini oscure ed erotiche centrate sul corpo maschile, conosciute col titolo
inglese di Killed by Roses o Ordeal by Roses (Bara-kei, 1961-1962). 
Le immagini sono state scattate ed ambientate nella casa di Mishima a Tokyio. 








Io amo questo passaggio:

"Le emozioni non hanno simpatia per l'ordine fisso."
(da: Confessioni di una maschera)

I funerali di Yukio Mishima e Masakatsu Morita


La sua tomba



Nessun commento: