Jan van Eyck - Diptych Crucifixion (Right Detail)(1430-40)

martedì 23 gennaio 2018

Priamo della Quercia / Dante Alighieri


Illustrazione della prima parte del Canto III, Priamo della Quercia (XV secolo)

Questi non hanno speranza di morte 
e la lor cieca vita è tanto bassa, 
che ’nvidiosi son d’ogne altra sorte.      

Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto III, vv. 46-48

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Chi sono gli ignavi nella Divina Commedia di Dante? 
Si tratta in pratica di coloro che, durante la loro vita, non hanno mai agito né nel Bene e né nel Male, non hanno mai avuto idee proprie, ma si sono solamente schierati con il più forte. Fra di essi non si trovano solo esseri umani, ma anche tutti quegli Angeli che durante la battaglia fra Lucifero e Dio non scelsero alcun schieramento. Insomma, coloro che rimangono neutrali per mascherare la loro indecisione o assenza di idee.

Dante ha deciso di metterli nell’Antiferno perché non sono stati così malvagi da doversi meritare le pene dell’Inferno, ma non sono stati neanche così buoni da meritare le gioie del Paradiso. Come pena del contrappasso vengono costretti a inseguire nudi per l’eternità un’insegna bianca che corre veloce e gira su stessa (è il simbolo della loro incapacità a decidersi), mentre vespe e mosconi li pungono di continuo. Il loro sangue insieme alle loro lacrime viene poi succhiato da vermi. È una pena non troppo dolorosa rispetto ad altre che vedremo nell’Inferno, ma di sicuro molto degradante.

Dante definisce queste anime come peccatori «che mai non fur vivi». Fondamentalmente, Dante disprezza tantissimo gli Ignavi perché per il poeta, dal punto di vista teologico, l’uomo deve per forza scegliere fra Bene e Male. Inoltre dal punto di vista sociale l’uomo doveva schierarsi politicamente. Per Dante l’uomo è un essere sociale e chi non ottempera ai suoi doveri verso la società, viene disprezzato. Anche Virgilio non sopporta gli Ignavi e dice a Dante di passare oltre senza prestargli attenzione. E nemmeno i Diavoli non li vogliono all’Inferno.



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