Per volontà politiche diverse versioni del destino di Hitler furono diffuse dall'Unione Sovietica: negli anni immediatamente successivi al 1945 i sovietici sostennero che Hitler non fosse morto, ma che venisse in realtà protetto dagli ex alleati occidentali. Anche il rappresentante statunitense al processo di Norimberga, Thomas J. Dodd, affermò: "Nessuno può dire che sia morto". Quando il presidente statunitense Harry Truman chiese a Stalin alla conferenza di Potsdam, nell'agosto del 1945, se Hitler fosse morto, Stalin rispose senza mezzi termini: "No". Tuttavia entro l'11 maggio 1945 i sovietici avevano già confermato attraverso il dentista di Hitler, Hugo Blaschke, e il suo odontotecnico che i resti dentali in loro possesso fossero di Hitler e la Braun. Nel novembre del 1945 lo storico inglese Hugh Trevor-Roper fu incaricato dal suo governo di condurre un'indagine sulla morte di Adolf Hitler, per fugare i sospetti degli alleati sovietici che accusavano le potenze occidentali di tener nascosto il dittatore ancora in vita.
Nel 1969 fu pubblicato in occidente il libro del giornalista sovietico Lev Bezymensky sulla morte di Hitler: in esso è incluso il referto dell'autopsia della SMERSH, ma, per via dei precedenti tentativi di disinformazione gli storici occidentali lo ritennero inaffidabile. Anche le stesse teorie che vogliono Hitler fuggitivo in Sud America o in Argentina sono, ad oggi, assolutamente inattendibili e prive di fondamento per carenza ed inadeguatezza di fonti, e da considerarsi parte delle 'teorie del complotto'.
da: wikipedia
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