Artemisia Gentileschi - Giuditta decapita Oloferne (ca.1612)

mercoledì 27 luglio 2016

La leggenda dei diavoli della Zisa




A Palermo - in uno dei quartieri più antichi e popolari della città - sorge uno dei monumenti più importanti del capoluogo siciliano: il Palazzo della Zisa (dall’arabo Al-Aziza ovvero “la splendida”).

Cominciato nel 1165, sotto Guglielmo I, fu portato a termine dal suo successore, Guglielmo II intorno al 1175 e fu inizialmente concepito come residenza estiva dei re. 

Per tale motivo, i progettisti idearono una costruzione che potesse affrontare l’afa dei mesi più caldi dell’anno, ricorrendo a vari espedienti, il primo fra tutti l’esposizione a nord-est, verso il mare, per godere delle brezze notturne che arrivavano all’interno del palazzo grazie a tre grandi fornici posti sulla facciata e dalla grande finestra belvedere del piano alto. 
L’estro dei progettisti, però, non si fermò a questo e all’interno della Sala della Fontana fu collocata una fonte costante di acqua corrente che permetteva a questi venti di venire inumiditi, mantenendo una grande sensazione di frescura. 
Per concludere la loro opera, i progettisti previdero infine di far circolare l’aria fresca attraverso dei fori posti sul pavimento a ogni livello e attraverso un sistema di canne poste nelle torri laterali, in modo tale da creare una sorta di moderno impianto di aria condizionata che manteneva fresco tutto il palazzo, sfruttando i flussi d’aria naturali.

Alle correnti d’aria generate da questo rudimentale ma efficace sistema di areazione, è legata la leggenda dei Diavoli della Zisa, un racconto popolare secondo cui quando a Palermo soffia un vento molto intenso, ciò è dovuto all’uscita di questi diavoletti dal palazzo che porterebbero con sé l’aria fresca "conservata" dentro il palazzo. 

Secondo la tradizione popolare, tutto avrebbe origine da un dipinto posto proprio nella Sala della Fontana, in cui sono raffigurati alcuni Dei dell’Olimpo, considerati i custodi di un immenso tesoro fatto di monete d’oro che sarebbe nascosto dentro il palazzo. 

Il tesoro sarebbe arrivato a Palermo per mano di due giovani amanti, Azel Comel e El-Aziz, costretti a scappare dopo che il sultano, padre della ragazza, si era opposto alle nozze. Arrivati nel capoluogo siciliano, Azel aveva chiamato i migliori costruttori per erigere il palazzo della Zisa, ma quando gli era arrivata la notizia del suicidio della madre di El-Aziz a causa della loro fuga, i due amanti erano morti a breve distanza l’uno dall’altro, non prima però di aver fatto un incantesimo sul loro tesoro, affidandone la protezione ai diavoletti dipinti sulla volta della Sala della Fontana.

Per svolgere il loro importante compito, questi diavoli spesso si mescolerebbero tra loro per impedire di essere contati (e di conseguenza di rompere l’incantesimo che protegge il tesoro). Ciò avverrebbe in particolare il 25 marzo, giorno dell’Annunziata, quando fissandoli a lungo si avrebbe l’impressione che comincino a muovere la coda e a storcere la bocca.





A Palermo per indicare una circostanza in cui non tornano i conti si dice: “E chi su, li diavoli di la Zisa?”


b.c.p.o.t.s.



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