![]() |
La testa di Yukio Mishima dopo il seppuku |
In piedi alla finestra
attendevo ogni sera
accadimenti abnormi.
Spiavo presagi infausti,
una tempesta di sabbia
che si levasse oltre la strada,
un notturno arcobaleno.
Questa è una poesia giovanile di Yukio Mishima, genio indiscusso della letteratura mondiale. Quell’anelito ai «presagi infausti» non lo abbandonerà mai, sarà per lui il marchio di fabbrica, la cifra estetica.
Da sempre ossessionato dall'idea della morte, sia a livello personale che artistico, decide di unire questo disagio esistenziale al suo ideale politico di patriottismo tradizionalista.
Il 25 novembre del 1970, a 45 anni, insieme ai quattro più fidati membri del Tate no Kai, occupa l'ufficio del generale Mashita dell'esercito di autodifesa. Dal balcone dell'ufficio, di fronte a un migliaio di uomini del reggimento di fanteria, oltre che a giornali e televisioni, tenne il suo ultimo discorso: l'esaltazione dello spirito del Giappone, identificato con l'Imperatore, e la condanna della costituzione del 1947 e del trattato di San Francisco, che hanno subordinato, secondo Mishima, alla democrazia e all'occidentalizzazione il sentimento nazionale giapponese.
Al termine del discorso, entrato nell'ufficio, e dopo aver inneggiato all'Imperatore, si toglie la vita tramite seppuku, il suicidio rituale dei samurai, trafiggendosi il ventre e facendosi poi decapitare.
Il suo Kaishakunin (il fidato compagno), l’allievo prediletto Masakatsu Morita, in preda all’emozione, sbagliò ripetutamente il colpo di grazia. Intervenne, allora, Hiroyasu Koga, un altro allievo che decapitò lo scrittore.
attendevo ogni sera
accadimenti abnormi.
Spiavo presagi infausti,
una tempesta di sabbia
che si levasse oltre la strada,
un notturno arcobaleno.
Questa è una poesia giovanile di Yukio Mishima, genio indiscusso della letteratura mondiale. Quell’anelito ai «presagi infausti» non lo abbandonerà mai, sarà per lui il marchio di fabbrica, la cifra estetica.
Da sempre ossessionato dall'idea della morte, sia a livello personale che artistico, decide di unire questo disagio esistenziale al suo ideale politico di patriottismo tradizionalista.
Il 25 novembre del 1970, a 45 anni, insieme ai quattro più fidati membri del Tate no Kai, occupa l'ufficio del generale Mashita dell'esercito di autodifesa. Dal balcone dell'ufficio, di fronte a un migliaio di uomini del reggimento di fanteria, oltre che a giornali e televisioni, tenne il suo ultimo discorso: l'esaltazione dello spirito del Giappone, identificato con l'Imperatore, e la condanna della costituzione del 1947 e del trattato di San Francisco, che hanno subordinato, secondo Mishima, alla democrazia e all'occidentalizzazione il sentimento nazionale giapponese.
Al termine del discorso, entrato nell'ufficio, e dopo aver inneggiato all'Imperatore, si toglie la vita tramite seppuku, il suicidio rituale dei samurai, trafiggendosi il ventre e facendosi poi decapitare.
Il suo Kaishakunin (il fidato compagno), l’allievo prediletto Masakatsu Morita, in preda all’emozione, sbagliò ripetutamente il colpo di grazia. Intervenne, allora, Hiroyasu Koga, un altro allievo che decapitò lo scrittore.
![]() |
Mishima arringa i membri del Tate no Kai e i militari, prima di suicidarsi |
Nessun commento:
Posta un commento