La tennero prigioniera per 44 giorni all'interno di una casa di proprietà dei genitori di Nobuharu Minato, uno dei 4 sequestratori. Per evitare un'indagine della polizia, i quattro costrinsero la ragazza a chiamare a casa e dire ai genitori di essere scappata di casa e che si trovava al sicuro. Alcune volte i genitori di Nobuharu Minato passarono a trovare il figlio e in questa circostanza la ragazza fu costretta a mentire sotto minaccia dei sequestratori raccontando di essere la ragazza di uno di loro.
La giovane studentessa fu stuprata (si parla di un totale di 500 violenze subite da 100 uomini diversi) e torturata, anche più volte nello stesso giorno. Fu costretta a masturbarsi nuda davanti ai quattro ragazzi mentre bevevano birra, le furono negati sia cibo che acqua, la costrinsero a mangiare scarafaggi, a bere le loro e le proprie urine, spesso le urinavano addosso.
La ragazza subì orribili torture, tra cui l'inserimento nell'ano e nella vagina di lame e oggetti appuntiti, lampadine incandescenti, mozziconi di sigaretta accesi che gli aguzzini erano soliti spegnere sul corpo della ragazza, parti del suo corpo furono irreversibilmente danneggiate, tanto che poteva camminare solo a gattoni e impiegava più di un'ora per andare e tornare dal bagno che si trovava al piano di sotto.
In un'occasione fu lasciata dormire nuda sul balcone con la neve.
La ragazza più di una volta cercò di fuggire, di chiamare la polizia, di chiedere aiuto, ma tutto risultò vano, nessuno volle aiutare la ragazza, nonostante al processo si disse che almeno cento persone erano a conoscenza della presenza della ragazza nella casa.
I ragazzi scattarono diverse foto delle torture che furono poi utilizzate come prova al processo.
Il 4 Gennaio 1989 dopo 44 giorni di sequestro e tortura usando il finto pretesto di una perdita a una partita Mahjong dove i quattro giocarono con Junko che risultò la vincitrice, la ragazza fu percossa con spranghe e manubri d'acciaio e successivamente cosparsero molte parti del suo corpo di benzina bruciandola viva. Junko morì poche ore dopo.
Il suo corpo fu messo in un bidone di benzina vuoto riempito poi di cemento, e successivamente portato in una discarica isolata.
Successivamente un pentito della Yakuza indicò alla polizia dove si trovava il bidone con il corpo della ragazza, ciò portò all'arresto e alla condanna dei quattro, ma nonostante le foto che testimoniarono le violenze subite, e l'autopsia ai resti del cadavere che rivelava la presenza di molte tracce di sperma nel corpo della ragazza, i quattro ragazzi, di cui due (Mayano e Kamisaku) erano affiliati della mafia giapponese, beneficiarono del fatto di essere minorenni e per la legge giapponese non potevano avere responsabilità penale. Furono cambiate le loro identità che rimasero ignote all'opinione pubblica, la quale a seguito del delitto chiese di abbassare per legge la responsabilità penale a 16 anni.
Oggi in Giappone a seguito di altri delitti compiuti da minorenni la responsabilità penale è scesa a 14 anni.
da wikipedia
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