Detail of Vision of Saint Francis of Assisi, Jusepe de Ribera, 1638

venerdì 6 gennaio 2012

Blu come il deserto di Joyce Mansour



Heureux les solitaires
Ceux qui sèment le ciel dans la sable avide
Ceux qui cherchent le vivant sous les jupes du vent
Ceux qui courént haletants après un rève évaporé
Car ils sont le sel de la terre
Heureuses les vigies sur l'océan du désert
Celles qui poursuivent le fennec au-delà du mirage
Le soleil ailè perd ses plumes à l'horizon
L'éternel été rit de la tombe umide
Et si un grand cri résonne dand les rocs alités
Personne ne l'entend personne
Le désert hurle toujours sous un ciel impavide
L'oeil fixe plane seul
Comme l'aigle au point du jour
La mort avale la rosée
Le serpent étouffe le rat
Le nomade sous sa tente écoute crisser le temps
Sur le gravier de l'insomnie
Tout est là en attente d'un mot déjà énoncé
Ailleurs


Felici i solitari
Quelli che seminano cieli nella sabbia avida
Quelli che cercano la vita sotto le gonne del vento
Quelli che corrono ansimando dietro un sogno svanito
Perché loro sono il sale della terra
Felici le vedette sull'oceano del deserto
Quelle che inseguono il fennec oltre i miraggi
Il sole alato perde le sue piume all'orizzonte
L'eterna estate ride dalla tomba umida
E se un grido riecheggia fra le rocce sdraiate
Nessuno lo ascolta nessuno
Il deserto grida sempre sotto cieli impavidi
Un occhio fisso plana solo
Come l'aquila all'alba
La morte inghiotte la rugiada
Il serpente soffoca il topo
Sotto la tenda il nomade ascolta il tempo scricchiolare
Sulla ghiaia dell'insonnia
Ogni cosa aspetta una parola già annunciata
Altrove


Trascorreva intere giornate con Andrè Breton in cerca di oggetti insoliti nei mercatini delle pulci, scriveva di getto testi di un erotismo sconcertante, ma era stata anche un'ottima atleta.
Nata nel 1928 a Bowden in Inghilterra da un'agiata famiglia egiziana, Joyce Mansour avrebbe potuto dire di rappresentare un esempio di spaesamento surrealista quando, nel 1953 da Seghers, uscì la sua prima raccolta di poesie, "Cris".
Si diceva posseduta dal "desiderio del desiderio senza fine".
Nei suoi versi laceranti nella loro assoluta mancanza di pudore, non vi era nulla della bella ed elegante signora che si trasferì a Parigi col marito Samir dal Cairo. Trasferimento che fu l'inizio di una insospettata vita letteraria che la portò a comporre sedici raccolte di poesie, quattro eclatanti testi di prosa e una pièce teatrale.
L'ultima silloge di versi "Trous noir", è del 1986, anno in cui morì colpita da un cancro al seno, malattia che lei interpretò come filiazione dei suoi incubi.



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