
Sicuramente la deformazione corporea più diffusa nel mondo è la deformazione artificiale del cranio, un fenomeno molto studiato dagli antropologi che ne hanno attestato l'ubiquità. Il simbolismo della testa e del capo è del resto uno dei momenti culturali dominanti in tutte le civiltà di interesse antropologico. Nell'antico Perù e nell'antico Messico, per esempio, si deformava il cranio dei bambini appena due settimane dopo la nascita per mezzo di tavolette o bendaggi, finché la testa non assumeva l'aspetto desiderato. Questo fenomeno, già osservato da Erodoto e Strabone in Asia minore (dove i popoli col cranio deformato erano detti 'macrocefali'), si ricollega al tipo di apprezzamento che l'uomo dalla fronte alta (homo frontis integrae) riceveva a Roma. Dingwall (1931), che ha raccolto la documentazione più esauriente sulla deformazione artificiale del cranio, scrive che essa era praticamente ubiquitaria, dalll'Asia all'Africa, dalle Americhe all'Europa. Canestrini e Moschen nel 1880 hanno descritto un cranio deformato trovato in uno scavo a Piazza Capitaniato a Padova, risalente probabilmente all'epoca romana. La maggior parte degli osservatori, da Ippocrate a Darwin, attribuiscono questa pratica ad un'esigenza estetica. Del resto, fino a tempi recenti anche da noi le ostetriche, nel prendere in braccio il neonato, ne rimodellavano il cranio a volte deformato naturalmente (caput succedaneum) in modo da fargli raggiungere la forma che secondo loro era quella più adatta. Oggi questa pratica è pressoché scomparsa, ma in Perù sono stati osservati dei casi di deformazione su individui viventi: nessuno di essi era portatore di deficit neurologici (Comas, 1958; Tommaseo e Drusini, 1984). Del resto, se questa pratica avesse comportato delle anomalie o delle patologie nei bambini non avrebbe sicuramente avuto una diffusione cos ì mponente: si pensi che nella maggior parte delle necropoli preistoriche americane la percentuale dei crani intenzionalmente deformati arriva anche al 95 per cento (Drusini, 1986; Drusini et al., 1987).
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