Esiste un insetto che gli uomini nutrono a proprie spese. Non gli devono nulla, ma lo temono. Costui non ama il vino ma preferisce il sangue, se non fosse data soddisfazione ai suoi legittimi bisogni, sarebbe capace, grazie a un suo occulto potere, di diventare grosso come un elefante, e di schiacciare gli uomini come spighe. Bisogna quindi vedere come lo rispettano, come lo circondano di venerazione canina, com'è tenuto in alta stima al di sopra degli altri animali della creazione. Gli danno la testa per trono, e lui avvinghia gli artigli alla radice dei capelli, con dignità. Più tardi, quand'è grasso ed entra in età avanzata, secondo il costume d'un popolo antico, viene ucciso, per non fargli sentire gli attacchi della vecchiaia. Gli sono fatti funerali grandiosi, come a un eroe, e la bara che lo conduce direttamente verso il coperchio della tomba è portata a spalla dai principali cittadini. Sopra la terra umida, che il becchino rimuove con la sua pala sagace, s'imbastiscono frasi variopinte sull'immortalità dell'anima, sul nulla della vita, sulla volontà inesplicabile della Provvidenza, e il marmo si richiude per sempre su quell'esistenza, laboriosamente riempita, che ormai è solo un cadavere. La folla si disperde, e la notte non tarda a coprire con le sue ombre i muri del cimitero.
Ma consolatevi, uomini, della sua perdita dolorosa. Ecco avanzare la sua innumerevole famiglia, di cui v'ha liberalmente gratificati affinché la vostra disperazione fosse meno amara, e quasi addolcita dalla piacevole presenza di quegli arcigni aborti, che più tardi diventeranno magnifici pidocchi, adorni di notevole beltà, mostri dai modi di saggio. Ha covato, con ala materna, parecchie dozzine d'uova dilette sui vostri capelli inariditi dall'accanito succhiare di quei temibili estranei. È giunto rapidamente il periodo in cui le uova sono scoppiate. Non temete nulla, non tarderanno a diventar grandi, quegli adolescenti filosofi, in quest'effimera vita. Diventeranno tanto grandi da farvelo sentire con i loro artigli e le loro proboscidi.
Voi non sapete perché non vi divorano le ossa della testa, e s'accontentano d'estrarvi, con la loro pompa, la quintessenza del sangue. Aspettate un attimo, ora ve lo dico io: è perché non ne hanno la forza. Siate pur certi che se la loro mascella fosse conforme alla misura dei loro infiniti auspici, il cervello, la retina degli occhi, la colonna vertebrale, tutto il vostro corpo vi passerebbe dentro. Come una goccia d'acqua. Sulla testa d'un giovane mendicante girovago, osservate, con un microscopio, un pidocchio al lavoro; vedrete che roba. Purtroppo, questi briganti della lunga chioma sono piccoli. Non sarebbero buoni per fare dei coscritti; non hanno, infatti, la statura necessaria richiesta dalla legge: ... appartengono al mondo lillipuziano di quelli dalla coscia corta, e i ciechi non esitano ad annoverarli fra gli infinitamente piccoli. Guai al capidoglio che si battesse con un pidocchio. Sarebbe divorato in un batter d'occhio, nonostante la sua mole. Non resterebbe nemmeno la coda per andare ad annunciare la novella. L'elefante si lascia accarezzare. Il pidocchio, no. Non vi consiglio di tentare questa prova pericolosa. Badate a voi, se la vostra mano è villosa, o semplicemente composta di carne e d'ossa. Le vostre dita sono spacciate. Si spappoleranno come se fossero sottoposte alla tortura. La pelle scompare, per uno strano incantesimo. I pidocchi sono incapaci di compiere tutto il male che la loro immaginazione medita. Se incontrate un pidocchio sulla vostra strada, tirate avanti, e non leccategli le papille della lingua. Vi succederebbe qualche incidente. È già capitato. Non importa, sono già contento della quantità di male che ti fa, o razza umana; vorrei solo che te ne facesse di più.
Fino a quando conserverai il culto bacato di questo dio, insensibile alle tue preghiere e alle generose oblazioni che gli offri in olocausto espiatorio? Vedi, quell'orribile manitú non è riconoscente per le ampie coppe di sangue e di cervella che tu spandi sui suoi altari, piamente decorati di ghirlande di fiori. Non è riconoscente... i terremoti e le tempeste continuano infatti a imperversare, fin dall'inizio delle cose. E tuttavia, spettacolo degno di nota, più egli si mostra indifferente, più tu l'ammiri. Si vede che diffidi degli attributi ch'egli nasconde; e il tuo ragionamento si fonda sulla considerazione che soltanto una divinità d'una estrema potenza può mostrare tanto disprezzo verso i fedeli che obbediscono alla sua religione. È per questo che, in ogni paese, esistono dèi diversi: qui, il coccodrillo; là, la meretrice; ma, quando si tratta del pidocchio, a questo nome sacro, baciando universalmente le catene del loro servaggio, tutti i popoli s'inginocchiano insieme sull'augusto sagrato, dinanzi al piedistallo dell'idolo informe e sanguinario. Il popolo che non obbedisse ai propri istinti striscianti e che fingesse la rivolta, sparirebbe presto o tardi dalla terra, come la foglia d'autunno, annientato dalla vendetta del dio spietato.
O pidocchio, dalla pupilla raggrinzita, finché i fiumi riverseranno la china delle loro acque negli abissi del mare; finché gli astri graviteranno sul sentiero della loro orbita; finché il vuoto senza voce non avrà orizzonte; finché l'umanità si strazierà i fianchi con guerre funeste; finché la giustizia divina scaglierà i suoi fulmini vendicatori su questo globo egoista; finché l'uomo misconoscerà il proprio creatore e lo provocherà, non senza ragione, con scherno e disprezzo, il tuo regno sarà assicurato sull'universo, e la tua dinastia prolungherà le sue spire di secolo in secolo. Io ti saluto, sole levante, o celeste liberatore, o invisibile nemico dell'uomo. Continua a dire alla sporcizia d'unirsi a lui in amplessi impuri, e a prometterle, con giuramenti non scritti nella polvere, che essa rimarrà la sua amante fedele sino all'eternità Bacia di tanto in tanto la veste di quella grande impudica, in memoria degl'importanti servigi che essa non manca di renderti. Se non seducesse l'uomo con le sue mammelle lascive, è probabile che non potresti esistere, tu che sei il prodotto di quell'accoppiamento ragionevole e conseguente. O figlio della sporcizia! Dì, a tua madre che, se abbandona l'alcova dell'uomo, vagando per strade solitarie, sola e senza appoggio, vedrà compromessa la propria esistenza. Le sue viscere, che t'hanno portato nove mesi nelle loro pareti profumate, si commuovano un attimo al pensiero dei pericoli che correrebbe, in seguito, il loro tenero frutto, cosi grazioso e tranquillo, ma già freddo e feroce. Sporcizia, regina degli imperi, conserva agli occhi del mio odio lo spettacolo della crescita insensibile dei muscoli della tua progenitura famelica. Per raggiungere tale scopo, sai che ti basta avvinghiarti più strettamente ai fianchi dell'uomo. Puoi farlo senza scapito per il tuo pudore, giacché, entrambi, siete da molto tempo sposi.
Per me, se m'è lecito aggiungere qualche parola a questo inno di glorificazione, dirò che ho fatto costruire una fossa di quaranta leghe quadrate e d'analoga profondità. Lì giace, nella sua immonda verginità, una viva miniera di pidocchi. Riempie il fondo della fossa, e va poi serpeggiando, in larghe vene dense, in ogni direzione. Ecco in che modo ho costruito questa miniera artificiale. Ho strappato un pidocchio femmina ai capelli dell'umanità. Sono stato visto giacere assieme ad essa per tre notti consecutive, e poi l'ho buttata nella fossa. La fecondazione umana, che in altri casi simili sarebbe stata nulla, fu accettata, stavolta, dalla fatalità; e, in capo a qualche giorno, migliaia di mostri, brulicanti in un groviglio compatto di materia, nacquero alla luce. Questo groviglio schifoso divenne, col tempo, sempre più immenso, acquistando nel medesimo tempo la liquida proprietà del mercurio, e si divise in parecchi rami che attualmente si nutrono, divorandosi l'un l'altro (la natalità è più alta della mortalità), ogni volta ch'io non gli butto in pasto un bastardo appena nato, di cui la madre desiderava la morte, o un braccio che vado a tagliare a qualche fanciulla, durante la notte, coll'aiuto del cloroformio. Ogni quindici anni, le generazioni di pidocchi che si nutrono dell'uomo calano notevolmente, e predicono da sole infallibilmente, l'epoca imminente della loro completa distruzione. L'uomo, più intelligente del suo nemico, riesce infatti a vincerlo. Allora, con una pala infernale che accresce le mie forze, estraggo da quell'inesauribile miniera blocchi di pidocchi, grandi come montagne, li spezzo a colpi d'accetta, e li trasporto, durante le notti profonde, nelle arterie delle città. Lì, a contatto con la temperatura umana, si dissolvono come nei primi giorni della loro formazione nelle gallerie tortuose della miniera sotterranea, si scavano un letto nella ghiaia, e si spandono in ruscelli nelle abitazioni, come spiriti nocivi. Il guardiano della casa abbaia sordamente, perché gli sembra che una legione d'esseri sconosciuti buchi i pori dei muri e porti il terrore al capezzale del sonno. Forse v'è accaduto d'udire, almeno una volta nella vostra vita, quella specie d'abbaio doloroso e prolungato. Con i suoi occhi impotenti, egli tenta di penetrare l'oscurità della notte; il suo cervello di cane, infatti, non comprende. Quel ronzio lo irrita, e si sente tradito. Milioni di nemici s'abbattono cosi, su ogni città, come nugoli di cavallette. Ce n'è abbastanza per quindici anni. Combatteranno l'uomo, facendogli cocenti ferite. Dopo questo lasso di tempo, ne manderò altri. Quando frantumo i blocchi di materia animata, può succedere che un frammento sia più denso d'un altro. I suoi atomi si sforzano rabbiosamente di separare il loro agglomerato, per andare a tormentare l'umanità; ma la coesione resiste nella sua compattezza. Con una suprema convulsione, producono uno sforzo tale che la pietra, non potendo disperdere i suoi vivi principi, balza da sé, alta nell'aria, come per effetto della polvere da sparo, e ricade, sprofondandosi saldamente nel suolo. Talvolta, il contadino meditabondo scorge un aerolito fendere verticalmente lo spazio dirigendosi, all'ingiù, verso un campo di granturco. Non sa donde venga quella pietra. Ora voi avete, chiara e succinta, la spiegazione del fenomeno.
Se la terra fosse coperta di pidocchi, come la riva del mare di granelli di sabbia, la razza umana sarebbe annientata, in preda a dolori tremendi. Che spettacolo! Ed io, con ali d'angelo, immobile nell'aria, a contemplarlo!
(I Canti di Maldoror, II, 9)
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