sabato 6 novembre 2010
Luigi Sailer (1825 - 1885) - La farfalletta (La vispa Teresa)
La vispa Teresa
avea tra l’erbetta
A volo sorpresa
gentil farfalletta
E tutta giuliva
stringendola viva
gridava distesa:
"L’ho presa! L’ho presa!".
A lei supplicando
l’afflitta gridò:
"Vivendo, volando
che male ti fò?
Tu sì mi fai male
stringendomi l’ale!
Deh, lasciami!
Anch’io son figlia di Dio!".
Teresa pentita
allenta le dita:
"Va', torna all'erbetta,
gentil farfalletta".
Confusa, pentita,
Teresa arrossì,
dischiuse le dita
e quella fuggì.
.
Luigi Sailer è il poeta più famoso e insieme meno conosciuto della letteratura italiana.
Nasce a Milano nel 1825, muore a Modena nel 1885. E’ stato insegnante nelle scuole secondarie di Milano e Siena, successivamente nell'Accademia Militare di Modena. Nel 1870 raccoglie e ordina per i tipi della editrice libraria Giacomo Agnelli di Milano alcuni Componimenti poetici per bambini dai 5 ai 10 anni con il titolo pomposo L'arpa della fanciullezza. Tra questi componimenti si inserisce La farfalletta, comunemente nota come La Vispa Teresa, scritta tra il 1850 e il 1858, e dedicata ad una principessina di Savoia-Carignano ritenuta "una bambina incorreggibile, perché male avvezza"
II successo della Vispa Teresa fu travolgente, tanto che tre anni dopo si era già alla terza edizione "rifusa ed accresciuta".
Alla fine del decennio tutti conoscevano la Vispa Teresa ma quasi nessuno sapeva più chi ne era l'autore.
Giornale d'Italia, per riscoprire la paternità di queste strofette, pensò di rivolgersi ai lettori i quali individuarono l'autore della Vispa Teresa nell'attore Samuel Ghiron.
Soltanto dopo molte ricerche Alfredo Panzini riuscì a stabilire definitivamente che l'autore della Farfalletta doveva ritenersi Luigi Sailer, anche se poi commise l'errore di trasformare quest'ultimo nel precettore della sunnominata principessina.
In un elzeviro del Corriere della Sera, del marzo 1922, Renato Simoni, ci informa che il Sailer, negli ultimi anni, ha ripetutamente limato e rimaneggiato la sua creatura; infatti il testo che noi conosciamo è sensibilmente diverse da quello delle prime edizioni.
Ad esempio, l'ultima strofa:
Confusa, pentita,
Teresa arrossì,
dischiuse le dita
e quella fuggì
era sostituita da questi versi:
Teresa pentita
allenta le dita:
va, torna all'erbetta
gentil farfalletta
Probabilmente, oggi, nessuno ricorderebbe più i versi leggiadri e simpatici della Farfalletta del Sailer se, nel 1917, Carlo Alberto Salustri, pseudonimo di Trilussa, non ne avesse composto, per l'attrice Dina Galli, la continuazione che prese definitivamente il nome di Vispa Teresa.
Questa prima edizione romana riporta una nota di Edmondo Corradi; Ugo Finozzi illustrò la copertina e corredò i versi di Trilussa con quattro disegni.
La pubblicazione aveva per titolo “La Vispa Teresa allungata da Trilussa” e terminava con i versi
Confusa e pentita,
Teresa arrossì,
dischiuse le dita
e quella fuggì
L'anno successivo, sempre con il favore dei torchi dell'editore Carra e Bellini, comparve una nuova edizione con l'aggiunta "Ancora allungata".
I quattro disegni del Finozzi erano sostituiti da sei disegni di Sergio Tofano che, con la pseudonimo di Sto, sarà il creatore del Signor Bonaventura e di un'altra Vispa Teresa completamente rimbambita, pubblicata sul Corriere dei Piccoli nel 1921-22.
La fortuna straordinaria della Vispa Teresa con la doppia continuazione trilussiana, dura fino ai nostri giorni.
A undici mesi dalla morte, avvenuta il 21 dicembre 1950, Mondadori dà alle stampe l' "Opera Omnia" poetica di Trilussa, ma rimarrebbe deluso chi pensasse di poterci trovare la Vispa Teresa. Forse perché scritta non in dialetto romanesco; e non poteva essere diversamente in quanto si trattava della continuazione di una poesia scritta nella lingua italiana.
Tratto da “La Vispa Teresa - Trilussa”
di Felice Scipioni
Collana: Curiosità del giardino di Epicuro
Editore: Felice Scipioni
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