Lei lo osservava da lontano, non vista, protetta dal fitto via vai della stazione. Lo fissava da dietro i suoi occhiali - attenta - così come si osservano animali di specie diverse che valutano il grado di pericolosità l'uno dell'altro.
Lui a sua volta non cercava la sua fisionoma tra la folla, continuava a immaginare il suo viso e a confezionare frasi prefabbricate da dirle quando si fossero incontrati. Il treno era arrivato ormai da qualche minuto e se pur sicuro che mai gli avrebbe rifilato una fregatura cominciava comunque a dubitare che fosse venuta. Forse un imprevisto, un contrattempo. La conosceva per un tipino preciso e sapeva che lo avrebbe avvisato se fosse stato così.
Lei continuava ad osservarlo indecisa. Pur conoscendolo dallo scambio di mail non era convinta che quel tipo fosse poi una persona di cui fidarsi, lo immaginava completamente diverso.
Lui cominciava a convincersi che non l'avrebbe mai vista, sensazioni, intuito. Avvertì violento un senso di vertigine.
Lei era paralizzata, attratta e terrorizzata allo stesso tempo, lo fissava aspettando risposte che non venivano.
La certezza che non l'avrebbe mai vista s'impadronì della sua mente come un virus di un organismo addormentato. La gioia creata dalle aspettative si stava spegnendo trasformata in frustrazione e tristezza. Solo allora si guardò intorno cercando il suo vestito nero e quel pacchetto che doveva avere nelle mani cercandolo nelle mani di sfaccendati e viaggiatori noncuranti. Tutto apparve improvvisamente come osservato in un cannocchiale rovesciato di percezioni. Persone distratte gli passavano vicino, un bambino piangeva, l'altoparlante che aveva annunciato il suo treno elencava ora stupidi orari e binari. Guardò l'orologio: 15' per fare poche decine di metri erano veramente troppi. Non era venuta!
Lei era irrimediabilmente bloccata, compiaciuta di essere bloccata e nauseata di essere compiaciuta di essere bloccata.
Lui assestò lo zainetto sulle spalle diede un ultima occhiata in giro poi lasciò il binario numero 9, quello fissato per l'appuntamento, dirigendosi verso l'uscita. Camminava e sentiva di tornare quello di sempre, invisibile. Sfumavano i contatti visivi e mentali col mondo circostante, allontanandolo dentro, fino a sparire anche fuori. Il sole di quella giornata primaverile oscurato dalla tenebra che gli saliva dallo stomaco.
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