Jan van Eyck - Diptych Crucifixion (Right Detail)(1430-40)

domenica 14 luglio 2019

Hippolyte de la Charlerie [peintre et illustrateur belge, 1827-1869]




Hippolyte de la Charlerie - La tortura di Madame de la Motte



Jeanne de-Saint-Rémy-de Luz de Valois (Fontette, 22 luglio 1756 – Londra, 23 agosto 1791) contessa de La Motte fu una nobildonna francese, che è ricordata per il suo ruolo nell'affare della collana di Maria Antonietta, uno dei tanti scandali che distrussero la monarchia francese agli occhi del popolo, spingendolo alla rivoluzione.

Con lo scopo di estorcere denaro al cardinale Louis de Rohan, Jeanne Valois lo ingannò facendogli credere di avere una corrispondenza con la regina Maria Antonietta. Riuscì, con i soldi che il cardinale credeva destinati alle opere di carità della Regina, a guadagnarsi un posto nell'alta società francese e a diffondere l'idea che fosse in ottimi rapporti con Maria Antonietta.

Quando due gioiellieri parigini pensarono di usarla per vendere una preziosissima collana di diamanti alla Regina, Jeanne Valois ne approfittò. Fece credere che Maria Antonietta avesse accettato e che Rohan fosse il suo intermediario.

Lo scandalo scoppiò quando i due gioiellieri si lamentarono con la Regina per il mancato pagamento, e la donna affermò di non aver mai acquistato la collana.

Maria Antonietta non fu condannata, ma nell'opinione pubblica si diffuse la convinzione che la Regina fosse stata capace di sperperare 1.600.000 livres pur di sfogare il proprio odio nei confronti del cardinale. Fu uno degli episodi che contribuirono a disilludere il popolo, portandolo alla rivoluzione.

La contessa de la Motte fu condannata a essere flagellata e rinchiusa nella prigione di Salpêtrière, fu inoltre marchiata a fuoco con la lettera V, iniziale della parola francese "voleur" che significa "ladro".

"Il 21 giugno, quando le fu inflitta la pena stabilita dalla sentenza, era talmente agitata, con urla e maledizioni varie, e aggressiva, con sputi e morsi, che il boia, per errore, la marchiò sul petto invece che sulla spalla, tanto che si dovette replicare l'operazione con un secondo marchio. Rimarrà in prigione solo un anno; infatti, il 5 giugno 1787, con la complicità di alcuni nobili ostili ai regnanti, specie alla regina, riuscì a fuggire raggiungendo il marito a Londra dopo un viaggio avventuroso, dove pubblicò le sue Mémoires, nelle quali si dichiarava innocente.

Morirà ufficialmente il 23 agosto 1791 in circostanze non del tutto chiare; qualcuno disse, infatti, che, in un tentativo di fuga per evitare di essere arrestata da agenti segreti francesi, in particolare dal poliziotto Quidor (lo stesso che aveva arrestato a Ginevra nel 1786 Antoine Rétaux de Villette) era precipitata dal secondo piano della casa dove abitava, provocandosi gravi ferite al cranio e la frattura delle gambe.

Altri riferirono che era stata gettata dalla finestra dal suo ultimo amante. Una variante più maligna sostiene, invece, che era cascata in malo modo dal secondo piano perché ubriaca dopo un'orgia notturna. Comunque siano andati i fatti, fu raccolta e accudita da un profumiere, un certo Warren, e morirà nella sua casa nove settimane dopo il trauma; questa, almeno, è la versione ritenuta finora definitiva e ufficiale.

Tuttavia, la realtà supera la fantasia e fa impallidire le ipotesi più disparate e inverosimili. La sua vicenda ebbe un risvolto completamente diverso da quanto finora riportato da molti storici e da qualche biografo contemporaneo.

Infatti, Pierre Mariel dà una nuova versione più complessa degli ultimi anni di vita della contessa de la Motte, citando integralmente quanto aveva scritto Gaston Lenôtre in un articolo apparso nel numero di agosto del 1953 della edizione francese del periodico Historia. Quest'ultimo aveva affermato, in conformità a documenti originali di cui era venuto casualmente in possesso, che la contessa non era morta di ferite a Londra, come allora ritenuto, ma di vecchiaia in Crimea nel 1826. La storia, in sintesi, è questa: scrive Lenôtre che, durante il Regno dello Zar Alessandro I, viveva da qualche tempo a San Pietroburgo una signora assai misteriosa di nome M.me de Gachet, che diceva di venire dalla Francia e di essere al corrente di tanti fatti di quella Corte. Lo Zar volle allora conoscerla di persona e, incontratala nel 1812, la stessa le confessò la sua vera identità, di essere cioè la triste eroina dell'Affare della Collana della Regina. Fu l'unica persona cui si confidò; da allora la donna partì verso la Crimea stabilendosi definitivamente a Stara-Kim, oggi Stary-Kirm.

Qui, nella primavera del 1826, presentendo di essere vicina alla morte, dopo aver distrutto tutte le carte e bruciati i documenti compromettenti in suo possesso, chiese che il suo corpo fosse seppellito con i vestiti che indossava al momento, senza essere spogliata. Tuttavia, secondo le usanze locali, il cadavere, prima della sepoltura, doveva essere lavato, per cui le sue raccomandazioni non furono esaudite; fu allora che, all'atto della pulizia della salma, si notò sulla spalla della poveretta il marchio a fuoco, a prova della reale identità con la contessa de la Motte.

Successiva conferma di questa versione viene dalle Memorie, pubblicate nel 1893, di Philippe Philippovitch Wiegel, il quale dal 1824 ricopriva l'incarico di Direttore della Cancelleria del conte Woronsov, Governatore Generale della Nuova Russia, di cui la Crimea faceva parte; questi riferisce che: […] si scoprì che questa persona altri non era che la contessa de la Motte, marchiata a fuoco e ben conosciuta per aver avuto un ruolo principale nello scandaloso Processo della Collana della Regina.




da: wikipedia

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