La Bioluminescenza detta anche fosforescenza o luminescenza, è la capacità degli organismi viventi di emettere luce di colore variabile dal bianco al giallo e al verde, fino al verde-azzurro. Dai tempi più antichi, i fenomeni luminosi delle piante e degli animali attirarono l’attenzione dell’uomo. Già nel 1500 Conrad Gesner raccolse in un libro tutte le piante che, secondo le sue osservazioni, di notte erano luminescenti, o presentavano fenomeni analoghi e che furono da lui denominate Lunariae o “piante lunari”. Il naturalista tedesco Martius nella prima metà dell''800 nel suo viaggio attraverso il Brasile, osservò che il latice che usciva dalle ferite di Euphorbia phosphorea era luminescente e che le gocce che ne colavano sembravano sego in fiamme. Egli vide però il fenomeno una sola volta e lo fece risalire, probabilmente, alle manifestazioni
elettriche legate ai temporali di quella notte. Sul “lampeggiare dei fiori” il primo resoconto è della figlia di Linneo, Elisabetta Cristina, che, in una sera del 1762 vide, nel giardino di suo padre, scintillare di tanto in tanto i fiori gialli del nasturzio.
Noto è anche il cosiddetto “fuoco di Sant’Elmo” che si manifesta sugli alberi o su altri oggetti che sono in posizione elevata e di forma appuntita, durante i forti temporali: in queste occasioni, le estremità delle fogli e dei rami mandano perle sfavillanti di luce. Ciò è dovuto a un fenomeno di effluvio elettrico provocato da anomali aumenti del campo elettrico atmosferico.
Anche lo scintillio del mare nelle notti tropicali può essere determinato da un’alga, la Noctiluca scintillans o da Ceratium tripos.
Anche l’improvviso splendore delle patate bollite con carne può stupirci: ciò accade quando esse sono infettate da un batterio luminescente, il Batterium phosphoreum.
Alcuni funghi, specialmente nelle regioni tropicali sono luminescenti: nella Nuova Guinea cresce un fungo che ha questa caratteristica e che la notte viene legato sulla schiena della guida per non smarrirsi. Nel Queensland c’è un fungo che emette una luce azzurrognola di tale intensità, si dice, da potervi leggere il giornale. Nei vecchi crepacci si istalla anche, di quando in quando, un muschio, Schistostega osmundacea, che all’inizio della germinazione emette una luce color verde smeraldo. Legni luminescenti non sono rari in estate o in autunno, quando c’è il maggior sviluppo dei funghi. Questi fenomeni, dovuti alla luminescenza del micelio fungino infettante, sono noti soltanto a coloro che osano girovagare nel bosco anche di notte. Mentre si crede di essere completamente soli, capita di vedere un chiarore che rimane immobile al nostro avvicinarsi e attorno al quale non c’è segno di vita. Tendendo la mano, ci troveremo ad afferrare un legno marcio o un pezzo di corteccia. Uno dei primi trattati sui legni fosforescenti lo dobbiamo ad Enrico Placidus (1815): egli
stabilì che diversi legni nell’oscurità avevano il potere di emettere luce, come ad esempio il legno di betulla, di faggio, di quercia, di ontano, di frassino, ecc.
Molte ricerche dimostrano come alcune specie di piante carnivore posseggano una particolare luminescenza, rilevata dagli insetti ma invisibile all’occhio umano. Questa è dovuta a cellule specializzate capaci di produrre questa colorazione all'ultravioletto.
Un caso particolare di iridescenza lo troviamo nella Begonia pavonina (Peacock Begonia), pianta esotica, abituata a vivere nelle foreste calde e umide della foresta pluviale della Malesia. Quando la luce riesce a colpire le foglie da una certa angolazione, queste si accendono di un color blu iridescente metallico simile a un particolare tipo di farfalla, la Morpho menelaus. Questa particolarità di colore del fogliame è dovuta ad un adattamento della pianta stessa ai livelli di luce molto bassa che si trovano appunto nella foresta della
Malesia.
Le luci stradali sono parte integrante ed essenziale di ogni paesaggio urbano, ma potremmo fare di più e meglio, con migliore effetto e con minore spesa, se sostituissimo ciascuno dei costosi lampioni con altrettanti alberi dotati di luminescenza?
E’ in corso un esperimento fatto dal Dottor Yen-Hsun Su dell’Università Nazionale Cheng Kung (Taiwan), questi ha scoperto che aggiungendo nanoparticelle d’oro, a forma di riccio di mare (NSU, Nano-Sea-Urchins) alle foglie di Bacopa Caroliniana (una particolare pianta d’acqua dolce). L’uso successivo di raggi ultravioletti indurrà la clorofilla a emettere luce rossa, grazie agli effetti dell’oro. L'effetto su cui si basa questo esperimento è noto come “Risonanza Plasmonica Superficiale”. Egli sta effettuando questo esperimento anche con altri tipi di alberi. Se così fosse si potrebbe un domani sostituire la luce artificiale dei lampioni con
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