Detail of Vision of Saint Francis of Assisi, Jusepe de Ribera, 1638

giovedì 18 luglio 2024

L'aRoma del v3l3no: John Keats, il poeta della bellezza




v3l3nomortale - La lapide sulla tomba di John Keats, cimitero acattolico in Roma, 22.02.‎2009


“Qui giace un uomo il cui nome fu scritto sull'acqua”.

Questo l'epitaffio inciso sulla lapide di J. Keats che il giovane poeta inglese dettò dal suo letto di morte, nell'amarezza del suo cuore, di fronte al potere maligno dei suoi nemici.


Ode su un'Urna Greca
: :  John Keats  : :

Nel poema Keats si rivolge direttamente a un'antica urna greca, abbandonata e lasciata per lunghi secoli inviolata, non toccata, nel lento e inesorabile scorrere del tempo, immersa nella quiete, nel silenzio dell'oblio e dimentica del mondo. Quest'urna però, non è un'urna come tutte le altre. È speciale, racconta una storia. Racconta una favola antica e silvana: una pastorale. E lo racconta in modo dolce, delicato. Essa descrive la scena di un inseguimento d'amore dipinto su un'urna greca e vuole analizzare il profondo legame tra la vita, la morte e l'arte

La scena descritta dal poema di Keats è bellissima ed è fissata sul momento successivo al bacio, infatti Keats comunica che il momento dell'attesa è migliore del momento dell'appagamento e l'immaginazione rende le cose migliori della realtà. Alla fine dice anche che il potere dell'arte rende le cose eterne attraverso l'amore.

Racconta una storia fatta di vita, di uomini e donne che si incontrano e si scontrano, di cembali, tamburi e flauti che compongono una melodia allegra e felice.

 
(la narratrice)
Tu, ancora inviolata sposa della quiete,
Figlia adottiva del tempo lento e del silenzio,
Narratrice silvana, tu che una favola fiorita
Racconti, più dolce dei miei versi,
Quale intarsiata leggenda di foglie pervade
La tua forma, sono dei o mortali,
O entrambi, insieme, a Tempe o in Arcadia?
E che uomini sono? Che dei? E le fanciulle ritrose?
Qual è la folle ricerca? E la fuga tentata?
E i flauti, e i cembali? Quale estasi selvaggia?

(gli amanti)
Sì, le melodie ascoltate son dolci; ma più dolci
Ancora son quelle inascoltate. Su, flauti lievi,
Continuate, ma non per l'udito; preziosamente
Suonate per lo spirito arie senza suono.
E tu, giovane, bello, non potrai mai finire
Il tuo canto sotto quegli alberi che mai saranno spogli;
E tu, amante audace, non potrai mai baciare
Lei che ti è così vicino; ma non lamentarti
Se la gioia ti sfugge: lei non potrà mai fuggire,
E tu l'amerai per sempre, per sempre così bella.

(la natura)
Ah, rami, rami felici! Non saranno mai sparse
Le vostre foglie, e mai diranno addio alla primavera;
E felice anche te, musico mai stanco,
Che sempre e sempre nuovi canti avrai;
Ma più felice te, amore più felice,
Per sempre caldo e ancora da godere,
Per sempre ansimante, giovane in eterno.
Superiori siete a ogni vivente passione umana
Che il cuore addolorato lascia e sazio,
La fronte in fiamme, secca la lingua.

(il sacrificio)
E chi siete voi, che andate al sacrificio?
Verso quale verde altare, sacerdote misterioso,
Conduci la giovenca muggente, i fianchi
Morbidi coperti da ghirlande?
E quale paese sul mare, o sul fiume,
O inerpicato tra la pace dei monti
Ha mai lasciato questa gente in questo sacro mattino?
Silenziose, o paese, le tue strade saranno per sempre,
E mai nessuno tornerà a dire
Perché sei stato abbandonato.

(la bellezza e la verità)
Oh, forma attica! Posa leggiadra! con un ricamo
D'uomini e fanciulle nel marmo,
Coi rami della foresta e le erbe calpestate -
Tu, forma silenziosa, come l'eternità
Tormenti e spezzi la nostra ragione. Fredda pastorale!
Quando l'età avrà devastato questa generazione,
Ancora tu ci sarai, eterna, tra nuovi dolori
Non più nostri, amica all'uomo, cui dirai
"Bellezza è verità, verità bellezza," - questo solo
Sulla terra sapete, ed è quanto basta.






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