Anche il Portogallo ha il suo 25 aprile. Tutto cominciò a mezzanotte e venti minuti del 25 aprile del 1974, la radio cattolica di Lisbona “Rádio Renascença” trasmette una canzone che, pur essendo inserita in un disco in vendita, era vietata dalla censura. Qualcuno pensò che all’indomani sarebbero cadute molte teste, per quell’affronto, ma non andò così. «Grândola vila morena», la canzone composta dal musicista antifascista José Antonio, diede il segnale d’inizio alla “Revolução dos cravos”.
Quell’indomani, il Portogallo dopo i fatti del 25 aprile si svegliò nel mezzo ad un colpo di stato militare. Il popolo ed un’ala progressista delle forze armate si ribellavano per porre fine al lungo regime autoritario fondato da Antonio Salazar e portato avanti dal suo successore Marcelo Caetano. Un esercito demotivato, costretto a combattere una guerra senza fine, condannata all’unanimità dall’opinione pubblica internazionale. Un popolo stremato dalla crisi economica e dall’isolamento politico. Si ribellavano per chiedere la decolonizzazione, la fine della dittatura e l’inizio della democrazia in Portogallo.
Il fiore che avrebbe dato il nome alla Rivoluzione dei Garofani, che il 25 aprile 1974 pose fine a 48 anni di regime
Celeste lavorava come cameriera in un ristorante. Quel 25 aprile del 1974 il ristorante festeggiava il primo anno dall’inaugurazione. I gestori avevano organizzato di offrire un omaggio ai clienti: garofani rossi e bianchi alle signore. Tuttavia a seguito del caos nelle strade per via delle manifestazioni, il ristorante quel giorno non aprì. I titolari, rimandarono a casa i dipendenti, chiedendo di portare con sé i garofani già acquistati.
Celeste, tornando a casa, arrivò a Chiado, dove incontrò i carri armati dei rivoluzionari. Avvicinandosi ad uno dei carri armati, chiese cosa stesse succedendo. Un soldato le spiegò: “Stiamo andando al Carmo a prendere Marcelo Caetano. Questa è una rivoluzione!”. Il soldato le chiese una sigaretta, ma Celeste non ne aveva; avrebbe voluto comprargliene qualcuna, ma i negozi erano chiusi. Così gli regalò l’unica cosa che aveva con sé, prese un fiore dal mazzo e disse: “Se vuoi prenderlo, ho solo un garofano da offrirti”. Il soldato accettò e mise il fiore nella canna del fucile.
Le vittime uccise dalle forze lealiste al regime furono soltanto quattro
La ragazza, allora, donò gli altri fiori del mazzo agli altri soldati nella piazza, e tutti fecero lo stesso gesto di infilare il garofano nella canna del fucile. Il gesto, stava ad indicare l’intenzione dei soldati di non iniziare un conflitto a fuoco. Un simbolo perché la rivoluzione potesse avvenire in modo pacifico. Una rivoluzione incruenta. Il governo, invece, sparò sulla folla dei manifestanti uccidendo quattro persone, ma poi dovette arrendersi. Caetano e i suoi andarono in esilio in Brasile e il Portogallo, per la prima volta dal 1926, riassaporava la libertà.
Nata nel 1947 a Torino, Paola Agosti inizia nel 1969 la sua attività di fotografa indipendente. Nel suo lavoro ha incontrato fotografato leader politici, uomini di cultura e artisti di fama internazionale. Si è occupata con particolare attenzione di volti e fatti del mando femminile, 25 aprile 1974, con il giornalista Saverio Tutino decide di partire per il Portogallo. Il giorno dopo è a Lisbona "Credo sia stata l'unica volta nella mia vita in cui ho avuto la percezione di assistere a un evento storico, con la S maiuscola. Fotografa i locali della PIDE e i documenti bruciati dai suoi agenti prima di arrendersi, le carceri di Caxias dove ora sono detenuti, gli strumenti di tortura che utilizzavano per estorcere le confessioni degli oppositori. Fotografò la prima riunione pubblica delle donne comuniste e le prime assemblee degli studenti universitari, le prime occupazioni di case da parte del baraccati. Si respira ovunque un clima di allegria e fratellanza. Il Primo Maggio si riversano su Lisbona un milione di persone. Per la prima volta, dopo quarantotto anni possono celebrare la Festa del Lavoro.
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