Detail of Vision of Saint Francis of Assisi, Jusepe de Ribera, 1638

sabato 10 dicembre 2022

"IL GOLPE BORGHESE UN PRINCIPE NERO PER LA NOTTE DI “TORA-TORA”





di: SAVERIO FERRARI


Il Fronte Nazionale fu fondato a Roma, con atto notarile da Junio Valerio Borghese, il 13 settembre 1968.

Junio Valerio Borghese, ex-comandante della Decima Mas, dopo essere stato salvato dal colonnello James Jesus Angleton, responsabile dei servizi segreti militari USA in Italia, che lo sottrasse alla giustizia partigiana, passò indenne anche il processo per collaborazionismo. I reati per cui Borghese era stato riconosciuto colpevole avrebbero dovuto comportare la pena dell’ergastolo, ma il 17 febbraio 1949, con il riconoscimento delle attenuanti si scese prima ad una condanna di 12 anni, poi direttamente alla scarcerazione per l’applicazione dei due decreti di condono del 1946 e del 1948.

RECLUTATO DAGLI AMERICANI

Junio Valerio Borghese, come risulta in modo ormai inoppugnabile dagli stessi documenti della CIA declassificati, fu reclutato ancor prima della fine della guerra dagli Stati Uniti e utilizzato, insieme a ex-appartenenti alle formazioni militari della RSI, a criminali di guerra e agenti dell’OVRA, per operazioni “coperte”. La prima, secondo le ricerche dello storico Giuseppe Casarrubea, fu la strage a Portella della Ginestra, il 1° maggio 1947 in Sicilia, dove squadre di ex della Decima Mas, sbarcate qualche giorno prima a Palermo, unitamente a gruppi di mafiosi e ai banditi di Salvatore Giuliano, spararono su una folla di contadini, uccidendo 11 persone e ferendone altre 27.

Anche dopo essere stato nominato, nel 1952, presidente dell’Msi, J.V. Borghese restò sempre legato agli americani. Uscito dal partito alla fine degli anni Cinquanta, fece ancora parlare di sé nel 1964 in coincidenza con la crisi del luglio di quell’anno, per il suo sostegno ai tentativi golpisti del generale De Lorenzo.

UN FRONTE NAZIONALE PER IL COLPO DI STATO

La sua ultima creatura politica fu proprio il Fronte Nazionale.

Nello statuto e negli Orientamenti programmatici del 1969, gli scopi dell’organizzazione vennero individuati nella «difesa» e nel «ripristino dei massimi valori della civiltà italiana ed europea», nel ripudio della «lotta di classe» e del «materialismo», nella costruzione di uno Stato forte «efficiente ed autorevole» come «diga al comunismo» e al «terrore rosso», nel riconoscimento del ruolo primario delle Forze Armate.

Oltre a Borghese, gli esponenti più noti del Fronte Nazionale furono: Antonio Leva, il costruttore edile Benito Guadagni (che ricoprì la carica di segretario), l’ex-maggiore Mario Rosa (segretario organizzativo), l’ex-aiutante di campo dello stesso Borghese, Mario Arillo, Santino Viaggio, l’ex-tenente dei parà Sandro Saccucci e Giovanni De Rosa.

Costruito come coordinamento delle principali organizzazioni della destra extraparlamentare, in particolare Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, il Fronte Nazionale fu in realtà uno strumento unicamente concepito in funzione della realizzazione del colpo di Stato. Strutturato su due livelli, uno pubblico ed uno clandestino, dotato di nuclei armati (il gruppo ”A” e il gruppo ”B”, affidato a Stefano Delle Chiaie), si mosse per alimentare uno stato di tensione al fine di provocare un intervento delle Forze Armate.

Il Fronte Nazionale rappresentò, in conclusione, nulla più che un’articolazione politico-militare della destra eversiva all’interno del “Partito del golpe”. In un suo opuscolo del 1968, La nostra azione politica, si parlò senza perifrasi della progettazione di «azioni di forza che sembreranno fatte dai nostri avversari comunisti», utili a creare «un sentimento di antipatia verso coloro che minacciano la pace di ciascuno e della nazione».

Finanziato da alcuni non trascurabili settori imprenditoriali, soprattutto liguri, il Fronte Nazionale puntò nel meridione ad alimentare la rivolta di Reggio Calabria, dando vita, in particolare attraverso Avanguardia Nazionale, ad una campagna di attentati. Intensi anche i rapporti con la mafia siciliana e la ‘ndrangheta calabrese, di cui si tentò anche un coinvolgimento nei piani golpisti. Alcuni pentiti di queste organizzazioni criminali hanno permesso di svelare retroscena importanti, come la partecipazione il 22 luglio 1970 al deragliamento della Freccia del Sud (6 morti e 54 feriti), poco dopo l’inizio della rivolta di Reggio Calabria.

LA NOTTE DEL 7-8 DICEMBRE 1970

Nella sentenza della Corte d’Assise di Roma del 14 luglio 1978, riguardante il cosiddetto “Golpe Borghese”, la strategia del Fronte venne così riassunta: «La finalità era quella di gettare il paese nel caos, di portare allo scontro le forze politiche di diversa matrice, così da rendere necessario l’intervento di ‘reparti militari’ affiancati da squadre armate di giovani estremisti di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale».

Secondo il rapporto della Questura di Roma, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, la notte di “Tora-Tora”, dal nome in codice dato dai congiurati al progettato colpo di Stato, «alcune centinaia di individui erano stati concentrati nella palestra di Via Eleniana, nelle sedi del Fronte Nazionale, di Avanguardia Nazionale, di Ordine Nuovo, del movimento politico Europa Civiltà, in prossimità dell’abitazione di Reitano Antonio, esponente dell’associazione universitaria di destra Fronte Delta, nello studio commerciale di Rosa Mario (dove si trovava il ‘comando politico’ n.d.r.), nell’ufficio di Orlandini Remo, a Montesacro (dove si trovava il ‘centro operativo’ n.d.r.)».

La Corte d’Assise di Roma ricostruì la vicenda in modo assai riduttivo, grazie soprattutto al ruolo svolto dal Pm Claudio Vitalone. Si escluse che il piano avesse carattere nazionale, come anni dopo invece la magistratura appurò pienamente. Il golpe venne definito come un atto «iscritto in un disegno lucido» ma «velleitario», nonostante esponenti di Avanguardia Nazionale fossero penetrati fin dentro l’armeria del Ministero degli Interni, impossessandosi di 200 mitra. Si evitò di collegare fra loro i diversi progetti eversivi, si pensi alla ‘Rosa dei Venti’, e, soprattutto, si lasciò nel buio più completo il ruolo giocato dai servizi segreti ed i rapporti con le Forze Armate.

Inutile dire che, dopo aver fatto cadere il delitto di insurrezione armata contro lo Stato (articolo 284 c.p.), le assoluzioni riguardarono la maggior parte degli imputati e le poche condanne comminate (per cospirazione politica e associazione a delinquere) furono assai miti. La Corte d’ Assise d’Appello nel novembre 1984 assolse comunque tutti da ogni accusa. Il 24 marzo 1986 la Cassazione confermò definitivamente l’assoluzione generale. Per la giustizia, il golpe Borghese non era mai avvenuto.

Il “Comandante” Borghese non venne mai processato. Fuggito in Spagna nel marzo del 1971, prima che filtrasse la notizia del tentato golpe, morì nel 1974 in circostanze mai chiarite. Si parlò anche di un suo possibile avvelenamento.

Gli uomini del Fronte Nazionale confluiranno nei successivi progetti eversivi della primavera-estate del 1974. 





1 commento:

Undentedileone ha detto...

Già, me lo ricordo bene.
E in questi giorni, in Germania, un altro mentecatto ha cercato di fare la stessa cosa. La cara Germania nella quale Strauss organizzava i campi scuola estivi per adolescenti, in Baviera negli anni 70, dove non si insegnavano le regole di Baden Powel, ma quelle di Hitler. E la Germania degli anni settanta, era ancora controllata dalle truppe alleate e non poteva avere un esercito proprio. Il nazismo e il fascismo non sono mai morti.