La caccia alle streghe si apre ufficialmente nel 1327, con la Bolla “Super illius specula” di papa Giovanni XXII con la quale viene conferita validità universale alla lotta alla stregoneria tramite l’Inquisizione.
La prima strega giustiziata a Milano in realtà era uno stregone. Si trattava di Gaspare Grassi da Valenza che venne accusato di essere un “pubblico negromante, incantatore di demoni, uomo di eretica pravità e relapso nella abiurata eresia”. La sua esecuzione avvenne il 16 settembre del 1385 davanti a una grande folla.
Il 26 maggio 1390 fu condannata al rogo per stregoneria Sibillia Zanni, seguita due mesi dopo da Pierina de’ Bugatis che confessa di aver partecipato al “gioco di Diana“, che si trattava di un corteo di streghe, stregoni e spiriti infernali, meglio conosciuto come “sabba”, in cui si celebravano riti orgiastici. La condanna viene eseguita nel Broletto Nuovo.
Nel 1484 il papa Innocenzo VIII intensifica la lotta alle streghe e fa redigere il Malleus maleficarum, il più autorevole manuale contro le streghe ad uso degli inquisitori.
Il 13 settembre del 1490 viene bruciata al Broletto Antonia da Pallanza.
Il 13 febbraio 1515 viene bruciata in S. Eustorgio una certa Giovannina.
Il 4 agosto 1517 vengono bruciate sette streghe giudicate colpevoli di aver provocato una terribile tempesta di pioggia su Milano.
Il 24 luglio del 1519 in S. Eustorgio viene bruciata Simona Ostera e nella stessa sede viene bruciata Lucia da Lissono il 21 ottobre del 1542.
Nel 1558 il tribunale dell’Inquisizione di Milano viene trasferito da S. Eustorgio a S. Maria delle Grazie. Con la nomina ad arcivescovo di Carlo Borromeo, le cose non andarono meglio. Nel corso del primo Concilio Provinciale indetto nel 1568 da Carlo Borromeo viene approvato il decreto De magicis artibus, veneficiis divinationibusque prohibitis e il nuovo arcivescovo chiede la cattura di Domenica di Scappi, “denontiata al offitio della sanctissima Inquisitione per stria notoria”.
L’anno seguente in un processo contro 9 presunte streghe Borromeo lottò col senato milanese per farle condannare, ma non ci riuscì.
Ma il periodo peggiore arrivò con l’insediamento di Federico Borromeo nel 1594. Durante il suo episcopato, tra il 1595 e il 1631 a Milano furono bruciate 9 streghe e uno stregone. Il luogo delle esecuzioni era Piazza Vetra. Prima di essere arse sul rogo, le macapitate venivano torturate fino a che non confessavano i loro crimini. Una strega confessò di aver banchettato con il diavolo: «I cibi non erano amari né tanto sgradevoli, ma proprio non avevano quel sapore naturale che sentiamo mangiando comunemente, e che infine ne seguiva disgusto e nausea».
Il 12 novembre 1641 vengono bruciate alla Vetra Anna Maria Pamolea, padrona, e Margarita Martignona, sua serva. Sono le ultime due streghe condannate a Milano.
Nel 1692 nella cittadina di Salem, nella Nuova Inghilterra, si scatena l’ultima grande caccia alle streghe. Si conclude con la condanna a morte di 19 persone.
Nel 1749 col libro di Girolamo Tartarotti “Congresso notturno delle Lammie” e con gli scritti di Scipione Maffei si definisce il fenomeno della caccia alle streghe come “una credenza fantastica, opera di cervelli pazzi e teste strambe“.
Ma c’è ancora un rogo che viene fatto a Milano. Tra giugno e agosto del 1788 vengono bruciati nel chiostro di S. Maria delle Grazie, per volere dell’imperatore Giuseppe II, i documenti relativi all’Inquisizione di Milano, che coprivano il periodo dal 1314 al 1764.
da: milanocittastato
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