Detail of Vision of Saint Francis of Assisi, Jusepe de Ribera, 1638

venerdì 31 marzo 2017

Il Nazi-Christmas del 1941




Mentre la Seconda Guerra Mondiale infuriava il 18 dicembre 1941, Adolf Hitler presidiette una surreale festa di Natale a Monaco di Baviera. L' immagine è di Hugo Jaeger, uno dei fotografi personali di Adolf Hitler. 

Com'era il natale nazista? Una tradizionale festa della pace sulla Terra? Ovviamente No. Anche il Natale doveva diventare una festa diversa, una festa nazista.

Come recita un articolo di propaganda del 1937 (“Nuovi significati da dare ai Costumi ereditati”) il Natale non dovrebbe essere una “festa per una teorica pace per tutta l’umanità”, ma “una festa per la pace nazionale e domestica”. E questo implicava la necessità di liberarsi dei nemici della patria, come ebrei, rom, comunisti e omosessuali. Non era nemmeno concepibile che i tedeschi festeggiassero “il prodotto di una cultura orientale: il Natale doveva diventare germanico, come celebrazione dello spirito tedesco, dell’etnia tedesca, del sangue tedesco”. Insomma, andava cambiato. Ma come?

Prima di tutto, il Natale andava de-cristianizzato. La cosa poteva essere anche sembrare difficile, ma non lo è stata: si è fatto ricorso alle radici pagane della festa, che rintracciano l’origine in un antico culto del Sole e celebrano il solstizio. E, in questo modo, si metteva in soffitta ogni riferimento cristiano.


Per eccesso di zelo, decisero di modificarne anche il nome: anche se, a differenza dell’inglese “Christmas”, nel tedesco “Weihnachten” non c’è alcun riferimento al cristianesimo. Ma per evitare confusioni si è pensato di chiamarla Rauhnacht (“L’aspra notte”), con una punta di violenza in più.


Per evitare ogni riferimento religioso nelle canzoni, si è dovuto passare a una profonda opera di riscrittura. Astro del Ciel, ad esempio, era piena di richiami alla nascita di Gesù. Ci hanno pensato Alfred Rosenberg e Heinrich Himmler in persona a riscriverla inserendo lodi nei confronti del nazional-socialismo. Il Salvatore divenne il Fuhrer.


E Babbo Natale? La questione era spinosa. Ripercorrere le sue radici implicava un richiamo alla sua origine cristiana, cioè a San Nicola di Mira, vescovo turco (per cui di sicuro non germanico e non ariano). Non era praticabile nemmeno l’ipotesi di una cancellazione della tradizione, troppo forte e radicata nelle famiglie tedesche. Il colpo di genio fu allora di ribattezzarlo: aveva la barba? Sì? Allora era Odino, dio pagano della tradizione germanica, rubato dai Cristiani ma restituito dai nazisti.


C'erano poi le decorazioni dell’albero. Anche qui occorrevano dei cambiamenti: l’albero andava bene, perché di chiara origine tedesca. La stella in cima no: o era a sei punte (e somigliava a quella di David) o a cinque (e ricordava il comunismo). La soluzione fu, anche qui, una sostituzione: o una bella svastica o una runa (un segno di un antico alfabeto germanico).


Al posto delle palle, ci potevano essere anche finte granate, o mitragliatrici giocattolo. O aquile, svastiche, insegne naziste, teste di Hitler. Il tutto era molto kitsch e, a sua difesa, si può dire che non piacessero tanto nemmeno a lui.


Tutte queste trovate durarono poco: nel giro di pochi anni la sorte della guerra si rovesciò e nel 1944, di fronte all’avanzata degli alleati, c’erano ben altri pensieri nella mente del Fuhrer rispetto al rebranding del Natale. Finì male per lui, e il Natale si salvò. Un pericolo scampato anche per noi, che possiamo scartare i regali senza dover ringraziare il dio Odino.




da: linkiesta

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