Detail of Vision of Saint Francis of Assisi, Jusepe de Ribera, 1638

venerdì 8 agosto 2014

Marcinelle


Alle 8.30 dell'otto agosto 1956 a Marcinelle in Belgio nella miniera di carbone Bois du Cazier, avvenne uno scoppio improvviso nelle viscere della terra. Rimasero intrappolati 262 minatori più della metà di loro sono italiani. Morirono tutti. In 60 venivano dall'Abruzzo, 22 erano Pugliesi 12 Marchigiani, 27 dal Friuli, 7 Molisani, 5 Siciliani. Emigrarono in Belgio per un lavoro massacrante a 1000 metri sotto terra. Male equipaggiati, peggio organizzati. Armati solo della voglia di dare un futuro a se stessi e ai propri figli. Sono passati 58 anni, allora i migranti eravamo noi.

"I candidati minatori sono avviati da tutta Italia verso Milano dove, sotto la stazione, tre piani sotterranei sono a loro disposizione. Dopo aver superato le visite mediche e dopo un viaggio che poteva durare anche 52 ore, gli italiani sono scaricati non nelle stazioni riservate ai passeggeri ma nelle zone destinate alle merci. Qui vengono allineati secondo il pozzo nel quale dovranno andare a lavorare. Un altro trauma che i lavoratori devono superare è quello dell’alloggio infatti vengono sistemati nelle baracche di legno che erano utilizzate dai prigionieri russi durante l’occupazione nazista. Come si può capire erano alloggi indecenti al limite della vivibilità.
Questo popolo di lavoratori era tenuto lontano dalle città nascosto in campi sconosciuti alla maggioranza dei belgi: era un popolo invisibile. Li chiamavano anche “musi neri” per il particolare tipo di lavoro che svolgevano. I primi arrivi di italiani hanno anche suscitato movimenti di rifiuto di stampo razzista in Belgio e numerosi furono le risse e gli incidenti tra belgi e italiani: come si può notare sembra che la storia non abbia insegnato nulla a noi italiani".


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