Bluma Zeigarnik nel 1921
L’effetto Zeigarnik prende il nome dalla psicologa sovietica Bluma Zeigarnik, che consegnò il suo nome alla storia della psicologia un pomeriggio degli anni ’20 seduta ai tavoli di un ristorante viennese.
In quell’occasione fece infatti per la prima volta attenzione a un fenomeno molto particolare: il cameriere riusciva a ricordare un numero apparentemente infinito di ordinazioni fatte dai clienti fino al momento di servirli. Dopo aver evaso le ordinazioni non ricordava più che cosa aveva servito.
La Zeigarnik ipotizzò che un compito incompleto o non terminato crea una tensione psichica che agisce come spinta a completare o a terminare il compito e impedisce che la mente si concentri su altri processi cognitivi.
Il trattenimento in memoria del compito incompleto sarebbe l’effetto collaterale di questa “ansia di completamento”.
Naturalmente, da brava psicologa, la Zeigarnik dimostrò sperimentalmente la sua ipotesi.
Era il 1927 e nel suo laboratorio fece svolgere ad alcuni volontari una serie di 22 compiti cognitivi, alcuni dei quali venivano completati e altri erano lasciati incompleti.
Alla richiesta di ricordare quali compiti cognitivi erano stati svolti, i soggetti ricordavano due volte di più i compiti rimasti interrotti o che avevano comunque lasciato incompleti.
L’effetto Zeigarnik sarebbe l’equivalente “superiore” della legge gestaltica della chiusura: linee incomplete e forme non chiuse sono percepite dal cervello come linee continue e forme chiuse, fino al completamento percettivo attraverso bordi artificiali.
Si veda a questo proposito l’illusione del triangolo di Kanizsa in figura, dove si apprezza distintamente un triangolo bianco centrale che nella realtà non c'è.
L’effetto Zeigarnik spiega l’incapacità di taluni di interrompere un lavoro fino a quando non l’hanno finito o l’incapacità di lavorare in multitasking a causa dell’urgenza psicologica di affrontare un lavoro per volta.
Anche le sue applicazioni pratiche sono disparate, vanno dall’interruzione delle soap opera su una situazione sospesa (per il cui completamento il telespettatore deve tornare il giorno dopo), alla pedagogia moderna che suggerisce di non soddisfare mai a pieno la curiosità degli alunni.
da: psicocafe.blogosfere.it (con modifiche risultanti da wikipedia)
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