domenica 30 dicembre 2012

Le grottesche


Anonimo - Firenze-Uffizi. Dettaglio di una grottesca nel soffitto del primo corridoio
Pittura italiana sec. XVI


"pitture licenziose e ridicole molto".
(G.Vasari)

Le grottesche sono un soggetto pittorico molto popolare a partire dal Cinquecento.
Il nome, come spiega Benvenuto Cellini nella sua autobiografia, deriva dalle grotte del colle Esquilino a Roma che altro non erano che i resti sotterranei della Domus aurea di Nerone, scoperti nel 1480 e divenuti immediatamente popolari tra i pittori dell'epoca che spesso vi si fecero calare per studiare le fantasiose pitture rinvenute. Tra questi vi furono Filippino Lippi, il Pinturicchio, Raffaello, Giovanni da Udine, il Morto da Feltre, Bernardo Poccetti, Marco Palmezzano, Gaudenzio Ferrari e altri che in seguito diffusero questo stile. Durante il Cinquecento, l'utilizzo di questo tipo di decorazione fu motivo di irritazione e disprezzo per molti teorici dell'arte. Non si stenta a credere che le grottesche, caratterizzate dalla totale negazione dello spazio, dalla presenza di esseri ibridi e mostruosi e senza alcun riferimento intellettuale, siano state considerate opere di puro libertinaggio. Sono figurine esili ed estrose, che si fondono in decorazioni geometriche e naturalistiche, su uno sfondo in genere bianco o comunque monocromo. Le figure sono molto colorate e danno origine a cornici, effetti geometrici, intrecci e quant'altro, ma sempre mantenendo una certa levità e ariosità, per via del fatto che in genere i soggetti sono lasciati minuti, quasi calligrafici, sullo sfondo.
Vitruvio stesso, nell'antichità, condannò la moda di questi ornamenti ma allora, come nel Cinquecento, la loro diffusione fu inarrestabile.

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