G. Antonio Baruffaldi - Tancredi battezza Clorinda (1822)
Ma ecco omai l'ora fatale è giunta
che 'l viver di Clorinda al suo fin deve.
Spinge egli il ferro nel bel sen di punta
che vi s'immerge e 'l sangue avido beve;
e la veste, che d'or vago trapunta
le mammelle stringea tenera e leve,
l'empie d'un caldo fiume. Ella già sente
morirsi, e 'l piè le manca egro e languente.
Segue egli la vittoria, e la trafitta
vergine minacciando incalza e preme.
Ella, mentre cadea, la voce afflitta
movendo, disse le parole estreme;
parole ch'a lei novo un spirto ditta,
spirto di fé, di carità, di speme:
virtù ch'or Dio le infonde, e se rubella
in vita fu, la vuole in morte ancella.
- Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona
tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
a l'alma sì; deh! Per lei prega, e dona
battesmo a me ch'ogni mia colpa lave. -
In queste voci languide risuona
un non so che di flebile e soave
ch'al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza,
e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.
Poco quindi lontan nel sen del monte
scaturia mormorando un picciol rio.
Egli v'accorse e l'elmo empié nel fonte,
e tornò mesto al grande ufficio e pio.
Tremar sentì la man, mentre la fronte
non conosciuta ancor sciolse e scoprio.
La vide, la conobbe, e restò senza
e voce e moto. Ahi vista! Ahi conoscenza!
Non morì già, ché sue virtuti accolse
tutte in quel punto e in guardia al cor le mise,
e premendo il suo affanno a dar si volse
vita con l'acqua a chi co 'l ferro uccise.
Mentre egli il suon dè sacri detti sciolse,
colei di gioia trasmutossi, e rise;
e in atto di morir lieto e vivace,
dir parea: "S'apre il cielo; io vado in pace. "
D'un bel pallore ha il bianco volto asperso,
come à gigli sarian miste viole,
e gli occhi al cielo affisa, e in lei converso
sembra per la pietate il cielo e 'l sole;
e la man nuda e fredda alzando verso
il cavaliero in vece di parole
gli dà pegno di pace. In questa forma
passa la bella donna, e par che dorma.
che 'l viver di Clorinda al suo fin deve.
Spinge egli il ferro nel bel sen di punta
che vi s'immerge e 'l sangue avido beve;
e la veste, che d'or vago trapunta
le mammelle stringea tenera e leve,
l'empie d'un caldo fiume. Ella già sente
morirsi, e 'l piè le manca egro e languente.
Segue egli la vittoria, e la trafitta
vergine minacciando incalza e preme.
Ella, mentre cadea, la voce afflitta
movendo, disse le parole estreme;
parole ch'a lei novo un spirto ditta,
spirto di fé, di carità, di speme:
virtù ch'or Dio le infonde, e se rubella
in vita fu, la vuole in morte ancella.
- Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona
tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
a l'alma sì; deh! Per lei prega, e dona
battesmo a me ch'ogni mia colpa lave. -
In queste voci languide risuona
un non so che di flebile e soave
ch'al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza,
e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.
Poco quindi lontan nel sen del monte
scaturia mormorando un picciol rio.
Egli v'accorse e l'elmo empié nel fonte,
e tornò mesto al grande ufficio e pio.
Tremar sentì la man, mentre la fronte
non conosciuta ancor sciolse e scoprio.
La vide, la conobbe, e restò senza
e voce e moto. Ahi vista! Ahi conoscenza!
Non morì già, ché sue virtuti accolse
tutte in quel punto e in guardia al cor le mise,
e premendo il suo affanno a dar si volse
vita con l'acqua a chi co 'l ferro uccise.
Mentre egli il suon dè sacri detti sciolse,
colei di gioia trasmutossi, e rise;
e in atto di morir lieto e vivace,
dir parea: "S'apre il cielo; io vado in pace. "
D'un bel pallore ha il bianco volto asperso,
come à gigli sarian miste viole,
e gli occhi al cielo affisa, e in lei converso
sembra per la pietate il cielo e 'l sole;
e la man nuda e fredda alzando verso
il cavaliero in vece di parole
gli dà pegno di pace. In questa forma
passa la bella donna, e par che dorma.
Clorinda e Argante sono usciti nottetempo per incendiare la torre mobile con cui i crociati hanno dato l’assalto alle mura. Riuscita l’impresa e dopo aver fatto strage di nemici, fuggono verso la città. Qui nella mischia tra i difensori usciti loro incontro e gli inseguitori cristiani, accade che Clorinda sia inavvertitamente chiusa fuori dalle mura.
Vedendosi perduta, la guerriera si finge un soldato crociato, approfittando dell’inconsueta armatura nera indossata per essere meno visibile nella sortita notturna. Il trucco riuscirebbe, se Clorinda non fosse stata individuata e tenuta d’occhio proprio da Tancredi, il quale non riconoscendola, la scambia per un nemico. Mentre la donna si defila tentando di raggiungere un’altra porta, Tancredi la segue per sfidarla in duello. Lo scontro lungo ed estenuante si conclude all’alba con la vittoria di Tancredi.
Clorinda ferita a morte, chiede però all’uccisore di battezzarla. Scoperto il volto di lei, per eseguire il rito, Tancredi la riconosce e, spirata serenamente la donna, anch’egli cade a terra privo di sensi e semimorto. Lo salverà un gruppo di soldati Franchi che passa di lì per caso.
.
Vedendosi perduta, la guerriera si finge un soldato crociato, approfittando dell’inconsueta armatura nera indossata per essere meno visibile nella sortita notturna. Il trucco riuscirebbe, se Clorinda non fosse stata individuata e tenuta d’occhio proprio da Tancredi, il quale non riconoscendola, la scambia per un nemico. Mentre la donna si defila tentando di raggiungere un’altra porta, Tancredi la segue per sfidarla in duello. Lo scontro lungo ed estenuante si conclude all’alba con la vittoria di Tancredi.
Clorinda ferita a morte, chiede però all’uccisore di battezzarla. Scoperto il volto di lei, per eseguire il rito, Tancredi la riconosce e, spirata serenamente la donna, anch’egli cade a terra privo di sensi e semimorto. Lo salverà un gruppo di soldati Franchi che passa di lì per caso.
.
.
Nessun commento:
Posta un commento