lunedì 20 settembre 2010

che tristezza!


Ricordate questa immagine? ha fatto il giro del mondo l'agosto scorso e mostrava uno dei nove orsi polari che in seguito allo sciglimento dei ghiacci s'è trovato alla deriva portato via dalle correnti. Sono tutti morti.

Questa immagine è diventata un simbolo dell’impatto del global warming sugli ambienti estremi. Ma uno studio del Centro americano per la biodiversità entra con più esattezza nel merito precisando che a rischiare l’estinzione non è solo l’orso polare ma altre 17 specie tra cui la volpe artica, il tricheco del Pacifico, quattro specie di foche, quattro specie di balene, una specie di molluschi gasteropodi e tre specie di uccelli marini. L’Artico si sta scaldando a una velocità doppia rispetto al già notevole aumento medio della temperatura. Se continueremo allegramente a bruciare petrolio e carbone – ricorda il rapporto – entro la fine del secolo ci saranno fra i 3 e i 5 gradi in più sulla terraferma e fino a 7 gradi in più negli oceani. Nel settembre del 2007 la calotta artica si è già ridotta di un milione di miglia quadrate al di sotto della media del periodo 1979 – 2000. E’ un danno che le previsioni dei climatologi avevano collocato nel 2050: invece è già alle nostre spalle e entro il 2030 ci si aspetta un’estate completamente priva di ghiacci al Polo Nord. Il disastro coinvolgerà la Groenlandia: la fusione dei suoi ghiacciai comporterebbe una crescita di 7 metri del livello dei mari. E’ una prospettiva che può ancora essere evitata. A patto che si cambi subito il modello energetico per cercare di avvicinarsi il più possibile al livello di sicurezza: 350 parti per milione di anidride carbonica in atmosfera. Dobbiamo scendere rispetto alla concentrazione attuale. Purtroppo continuiamo a salire sempre più velocemente.
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