martedì 8 giugno 2010

Fabietto


L'anziano fu sbattuto con violenza tra una macchina e l'altra come la pallina d'acciaio in un vecchio flipper degli anni '70. Qualcuno sul marciapiede assolato gridò portandosi le mani al volto. Sulla strada i pneumatici dei veicoli che seguivano stridettero precedendo lo schianto che produssero sbattendo l'un l'altra. 
Il piccolo Fabio lo vide chiaramente: lo spirito del vecchio si alzò leggero, fluttuando, sulle lamiere contorte e i vapori d'acqua sprigionati dai radiatori distrutti. Si fermò appena al di sopra, indifferente, a guardare la scena come se ne fosse completamente estraneo e algidamente avulso.
Fabietto guardò in viso la mamma che bianca come la morte stessa, presente sul posto, era rimasta impietrita sulla mattonella del marciapiede: lei non lo vedeva!
Tornò con lo sguardo sullo spirito che ora si guardava attorno inconsapevole di cosa dovesse fare. Guardava e guardava ma non capiva finchè incrociò lo sguardo di Fabietto. Fu un istante di intensa comunione: lo sguardo del bambino trasferì all'anziano un residuo di quel calore conosciuto in una vita che già gli sembrava abissalmente remota, ricevendo in cambio delle consapevolezze che avrebbe realizzato solo tra un pò di anni.
Fu forse questo scambio di entropie che generò quel raggio luminoso che da un punto in lontananza prese a dirigersi lentamente verso di loro. La luce passando "da questo lato" si separò nei sette colori dello spettro.
"Che bello... l'arcobaleno..." pensò il piccolo Fabio. Come un autostrada a corsie multiple multicolori la luce si fermo ai piedi del vecchio, questi si voltò verso il piccolo, Fabietto alzò timidamente la manina e lui lo ricambiò con un sorriso, poi si voltò e s'incamminò lungo la strada.
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